venerdì 17 dicembre 2010

L'avevo già scritto?...

Non mi ricordo se l’ho già scritto, ma qua vendono frutta e verdura “al pezzo”. Non a peso! Anche in Corea. Le mele sono tutte grandi uguali, spesso confezionate una ad una in una specie di cestino di polistirolo, le carote pure: tutte uguali. Kiwi, banane, non si pesa nulla. C’è un costo “al pezzo”. Che è elevato! Una mela costa un euro. È bella grossa, per carità, ma mi sembra che da noi ne vengano almeno due, o anche 3 con un euro, o sbaglio? Molte cose qui sarebbero “proporzionate” economicamente con il cambio euro/yen di un anno fa: le brioches costano mediamente 150yen, i biglietti dell’autobus 200yen, etc. Se con un euro si avevano 150 yen, come l’anno scorso, la cosa era sensata, ma così, con il cambio a 110, tutto sembra un po’ più caro. Per me che vengo con gli euro! Ma per loro, che guadagnano sempre in yen, non cambia nulla! Ad esempio mi dicevano che le Ducati costano sempre uguali, come l’anno scorso (sempre care, cmq…) Ma allora questo 30% sul cambio chi ce lo guadagna? La Ducati? I concessionari?

Qui guadagnano nettamente di più che da noi in Italia. Se vengono in Europa con lo yen adesso possono spendere… Mi dicevano che un nuovo assunto, sui 20 anni, prende circa 220mila yen, che son 2000 euro, e una persona di 30 anni prende circa 300mila yen, che sono 2700 euro circa… Da noi siamo a circa metà di queste cifre mi sa…

Al supermercato ci sono un sacco di piatti pronti, preconfezionati; fatti in giornata, ok, ma sono in confezioni assolutamente non sottovuoto, non sigillate, e questi prodotti non sono in frigo, ma esposti su tavolini o espositori a scaffale. Hanno la data e l’ora di produzione, e la scadenza è posta 10 ore dopo la produzione: e quello che non viene venduto? Si butta? Penso di sì, perché ci sono spesso offerte alla sera, di quello che sta per “scadere”, e comunque tengono costantemente monitorata la situazione, e cucinano solamente quello che manca dagli scaffali. Ci sono anche molte cose belle esposte all’aria, senza nessun “riparo” dal pubblico, sia le brioches che le cotolette impanate e fritte: sono esposte su dei vassoi nel bel mezzo dei corridoi dei supermercati, la gente si prende quello che vuole con delle pinzette e l’infila in sacchettini di plastica. Da noi non si vedono queste cose, da nessuna parte. Mi sa che per quanto riguarda l’igiene siamo tra i Paesi più avanti al mondo. Da noi tutto è esposto in frigoriferi, non direttamente a contatto del pubblico ma dietro i banconi, a meno che non sia confezionato, e tutto viene servito dagli “addetti al banco”. Da noi ci sono le tovaglie ai ristoranti, mentre qua, e in molti dei Paesi che ho attraversato (ma basta anche solo andar fuori confine in Francia…) le posate vengono messe direttamente sul tavolo… Poi hanno però all’ingresso di tutti i locali i dispenser di igienizzante per mani, e molti girano con la mascherina… contraddizioni che ci sono qua, noi ne avremo delle altre, di sicuro…

Le case giapponesi non hanno il riscaldamento, nessuna. E ne ho passate tante io in questi due mesi, di case… Solamente una ce l’aveva, in realtà: quella di Harry, ai piedi del monte Fuji. Ma in quartiere “in”, bellissimo, costruito da americani: infatti aveva il riscaldamento centralizzato ad aria calda, con bocchette convettive. Ma i radiatori come da noi non li vedo dalla Russia…

I giapponesi non si riscaldano, fondamentalmente. O meglio, usano un sacco di apparecchiature, ma le case non sono mai calde come da noi, o lo sono in maniera molto irregolare… Usano fondamentalmente le pompe di calore dei climatizzatori. E prima? I clima ci sono mica da tanto… Hanno delle stufette a kerosene nella stanza principale, dove si mangia. Queste sono anche supertecnologiche e completamente automatiche, non fanno assolutamente odore (o quasi…) però comunque si mangiano il tuo ossigeno nella stanza! E credo creino comunque umidità, trattandosi di combustione di idrocarburi… Oppure hanno il Kotatsu, tavolino elettrico (una volta a carbone) attorno al quale si riuniscono i membri della famiglia, seduti attorno a questo basso tavolo con una coperta sopra le gambe, riscaldata. Ci sono anche delle specie di coperte elettriche da pavimento, una sorta di riscaldamento a pavimento localizzato, ma a corrente…

Ci sono poi le vocine sul treno: che ti dicono di spegnere il cellulare in prossimità dei posti prioritari (per anziani e donne in cinta), che ti dicono di stare attento perché il treno potrebbe avere degli scuotimenti! che ti ricordano di non dimenticarti nulla sulla carrozza (beh, questo però mi serve sempre…). E delle scritte, sugli schermi, che dicono che si è in uno stato di all’erta, che bisogna comunicare alle autorità se si vede quasiasi cosa di sospetto…

In ogni caso questo Giappone mi stupisce per questo bel tempo che c’è ancora: nonostante stia giustamente iniziando a far freddo (questa notte siamo andati sotto zero) di giorno c’è un sole splendente, anche oggi. Che riscalda la giornata e gli animi, ma che scende purtroppo alle 4 del pomeriggio… Qui siamo a 35 gradi di latitudine nord, la stessa di Lampedusa per capirci…, quindi giustamente fa un po’ più bel tempo rispetto alle nebbie padane a cui sono abituato io…

Non ho ancora deciso nulla per l’aereo: vorrei visitare il Palazzo Imperiale, aperto durante l’anno solo il giorno del Compleanno dell’Imperatore, che è il 23 dicembre. E non so se passare il Natale in Giappone o in Corea. In Giappone non ho nessuno con cui passarlo, perché Paco è fuori il weekend con amici coreani. In Australia tanto meno.

Ma in Australia posso passarlo in spiaggia a prendere il sole almeno…