sabato 31 luglio 2010

Meetings in Almaty

Sono rimasto indietro con un po’ di post, ma prima parlo del presente, poi tornerò indietro.

Vi parlo di persone stavolta, non  di luoghi, perché è quello che mi sta rimanendo di più da questo viaggio.

E’ spaziale perché faccio quasi fatica a darmi il giro tra sms e telefonate con gente incontrata in Kazakistan! Quotidianamente mi scrivono e/o mi chiamano Zhomart e Yerjan, i ragazzi incontrati a Shymkent, poi oggi dovrò chiamare Zaur, con cui sono in contatto via sms: è il cognato del fratello di Airat, siamo stati una giornata assieme nella villa di Airat a Tashkent. Lui lavora qui ad Almaty, per la SAGEM (sono gli importatori e distributori Kazaki), e mi aveva detto che quando sarebbe arrivato ci saremmo incontrati: arriverà oggi, da Tashkent. Parla pochissimo inglese, vedremo come faremo…

Poi qui ho incontrato Ilya, un ragazzo che Ture ha contattato tramite couchsurfing, e mi ha passato il suo numero; è un “light engineer”, lavora per la Philips ad Almaty. Siamo stati assieme durante la sua pausa pranzo ieri, poi ieri sera siamo venuti nella sua casa di campagna, 30km a sud-ovest di Almaty, abbiamo cenato, assieme a sua moglie, una coppia di amici, e una ragazza tedesca che stanno ospitando; abbiamo giocato a UNO (portato dalla Germania da Julia) e a vari altri giochi, infine ho passato la notte ospite a casa loro. Tutti davvero molto gentili, ed entusiasti di conoscere sempre nuova gente.

Ilya è sposato: sua moglie Olga ha 22 anni, ha studiato a San Pietroburgo. Julia ha studiato russo in Germania, poi ha fatto 7 mesi di scambio culturale in una città nel Kazakistan dell’est, è tornata in Germania 3 mesi, e ora è qua per uno stage di 3 mesi ad Almaty. E ha ora soli 23 anni. Gli amici di Ilya sono Dimitri e Tanya, una coppia di cari amici con cui hanno condiviso molte esperienze. Si parla in inglese, principalmente, ma molte volte loro parlano in russo, poi Julia mi traduce. Sanno tutti abbastanza bene l’inglese, eccetto Tanya che lo sa un po’ meno. Mi “stupisco” però che non sappiano il kazako: qui la popolazione è “divisa” in russi e kazaki. Durante la dominazione sovietica ci sono stati molti mix etnici: ad esempio il padre di Olga è ucraino, mentre il padre di Ilya è russo. Chi non ha origini kazake non sa il kazako, a scuola si possono scegliere le classi con lingua russa o kazaka. Ho chiamato Yerjan, e gli ho detto che qui non conoscono il suo gruppo! (che doveva essere famoso in tutto il KZ…) Lui mi ha risposto che è normale, se sono russi, che non lo conoscano!

La serata è proseguita con plov, kvas (tipica bibita russa, non alcolica, ma simile alla birra,leggermente gassata, che mi aveva fatto assaggiare anche Ali in Iran!) e arbuz (o yagoda), che è l’anguria.

Vi dovevo parlare degli australiani: ieri sono stato a fare colazione da Coffeedelia, una caffetteria alla moda, un posto cool di Almaty, dove c’è wi-fi, e una colazione costa come una cena a Taraz… Il posto è indicato sulla Lonely Planet come il “migliore” di Almaty, e infatti vi ho incontrato 2 australiani, moglie e marito, anche loro giunti sul posto su consiglio della guida. Ho appena finito di fare colazione e controllare le email, sto per andarmene verso l’Ufficio Immigrazione, e vedo un Transalp (modello nuovo) parcheggiato davanti alla caffetteria: non ci metto molto a trovare i proprietari, la coppia di australiani appunto. Ci presentiamo, e scopriamo le nostre carte, i nostri reciproci piani di viaggio. E’ incredibile: stiamo facendo lo stesso viaggio, in direzioni opposte! Loro sono partiti dal Giappone e vogliono arrivare in Europa, probabilmente Spagna. Hanno passato la Russia orientale e la Mongolia. Io sono entusiasta, vorrei informazioni, hanno detto che hanno molte foto da farmi vedere, a me queste info sarebbero utilissime, perché sono un po’ impaurito proprio dalla Mongolia e dall’estremo est della Russia, ma devo assolutamente andare per cercare di risolvere il problema del visto! Anche loro vogliono info sul Turkmenistan. Ci scambiamo quindi gli indirizzi email e ci diamo appuntamento per la sera, alle 18.00, stesso posto.

Poco dopo, mentre mi sto congedando con gli australiani, vediamo arrivare un BMW, che si ferma alla caffetteria, pure lui. Scende, con la lonely planet aperta sulla borsa da serbatoio. Lo chiamiamo al nostro tavolo, ovviamente. E’ Andrej, un finlandese che ha lavorato 3 anni in corea, e ora sta tornando a casa. E’ infatti su advrider.com come longwaybackhome. La sera stessa sarebbe andato a Bishkek, per poi proseguire per il Pamir, e poi tornare su, non so per quale strada, direzione Finlandia.

La sera, dopo vari giri e svariati km percorsi a piedi (Ufficio immigrazione, Agenzia Viaggi, Consolato Kyrghyzo, Agenzia Viaggi di nuovo…) sono tornato al Coffeedelia, e ho aspettato gli australiani per oltre un’ora, invano. In compenso, ho fatto un incontro straordinario: viene a sedersi al mio tavolo Adam, un ragazzo Israeliano, che è ora diventato il mio mito, scalzando tutti i miei precedenti miti. Ebbene, Adam è partito da Israele ben 17 mesi fa, con un BMW, ed è ancora in viaggio!!! Ha dapprima circumnavigato l’Africa in senso antiorario, fino in Etiopia, poi è passato in India, Nepal, ha fatto tutto il sudest asiatico ed è arrivato in Giappone. Ha detto che il Giappone è fantastico. Da quel punto ha percorso anch’egli il mio stesso percorso in senso inverso. Ha incontrato gli Australiani a Ulanbator (e hanno tirato buca anche a lui all’appuntamento) e poi li ha incontrati stamattina ad Almaty, e anche lui ora li sta aspettando… Avrei un milione di cose da chiedergli! ma come al solito, è incredibile, non ho tempo! Ilya mi sta aspettando dall’altra parte della città, e sono già in ritardo! Ho impostato sul gps casa sua, ma poi dobbiamo andare insieme nella sua casa di campagna!!! mi devo per forza salutare con Adam, con la promessa di rivederci, ha un sacco di informazioni da darmi, ha una mappa dettagliata della Mongolia per il Garmin, e ha info sulla Mongolia! Mi ha consigliato alla stragrande la via centrale, in Mongolia, anziché la settentrionale o la meridionale, che avevamo deciso di fare io e cobra su consiglio di un tour operator incontrato a gennaio in fiera a Padova. Praticamente la stessa via che mi ha detto che farà Michele, con la sua Tata al Mongol Rally. Mi ha detto che i panorami del centro della Mongolia sono stati la parte paesaggisticamente più bella di tutto il suo viaggio. Gli devo assolutamente credere.

Scambio di numeri telefonici, e via verso casa di Ilya. Durante il tragitto però vedo due moto in senso opposto, ci giriamo e ci fermiamo. GB sulle targhe. Great Britain. Sono due moto, due fidanzati, che stanno andando in Nuova Zelanda. Passeranno per la Cina, stanno raccattando gente per strada per dividere le spese della guida, obbligatoria in Cina; sono arrivati ad essere già in 8, tra cui 2 italiani, con appuntamento al confine con la Cina. Mi chiedono se voglio aggregarmi. Per sta volta passo, ma mi piace vedere come cose apparentemente impossibili (viaggiare in Cina) siano in realtà fattibili, e come sarebbe bello anche partire da casa senza programmi, e prendere in corsa “i treni che passano”. In parte lo sto anche facendo. In parte. Mi danno una dritta incredibile su un posto dove posso sistemare la moto ad Almaty: loro hanno cambiato le gomme, delle Metzeler che si sono distrutte dall’Inghilterra a qua, dopo “soli” 8000km. Devo andarci per ordinare le gomme per Ture! Anche qui, saluti superveloci, e scambio di email.

La storia prosegue poi dall’inizio del post: mi sono incontrato con Ilya e siamo andati assieme alla sua casa di campagna, dove ora sono.

Oggi abbiamo fatto colazione, ho scritto questo post, un po’ di chiacchiere, pranzo, ho mostrato le mie foto e i miei video, Julia mi ha mostrato le sue foto dei suoi 7 mesi in kazakistan, poi abbiamo giocato a “loto”, praticamente a tombola, solo che si vince se si fa cinquina sulla terza riga della cartella; sulla seconda si prende metà del piatto, sulla prima tutti devono rimettere il piatto, che quindi aumenta, e non esistono terna e quaterna.

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In questo momento sono all’Eldoro cafè, altro caffè “in” di Almaty, mi sto mangiando praticamente una Sacher, e sto aspettando Adam! Ci scambieremo delle mappe gps, spero, e mi darà info sulla Mongolia! Nel frattempo la mia decisione latita, ma devo prima parlare con Adam, perchè lui domani va a Bishkek, magari ci troviamo là! Oppure forse non ha senso fare tutti sti giri e spendere tutti sti soldi per visitare meglio il Kazakistan? Posso aspettare Ture in Russia… Adam mi ha tranquillizzato che in Russia sono ancora più ospitali che qua, e Julia mi ha detto che il servizio sanitario, pur rimanendo pessimo rispetto ai canoni europei, è molto meglio in Russia che in Kazakistan…

Allo stesso tempo, in un viaggio di questo tipo, pur cercando sempre di non “sperperare” per non prosciugare anzitempo il conto in banca, non ha neppure senso fare troppi conti economici, tanto il “totale” sarà enormemente elevato comunque… Sto anche considerando il consiglio di Carlo, che mi dice: anche se non vedi qualche cosa, durante il viaggio, nel complesso stai vedendo tante di quelle cose che una più una meno non cambia…

A presto, su questa stessa rete…

venerdì 30 luglio 2010

Almaty

Saluti a tutti, la situazione è la seguente: il mio visto Kazako scade il 6 agosto, non è vero che vale un mese dall’ingresso, quel gentile doganiere mi aveva illuso…

Quindi ora le soluzioni possibili sono tre:

1) me ne vado di corsa dal Kazakistan, il tempo c’è, anche se devo fare di corsa. Non visito quasi nulla, mi perdo lo Sharyn canyon, ma partendo lunedì mattina, entro il 6 sono fuori. Questa soluzione però non mi piace, perché vorrei fare le cose con calma, e poi vorrei aspettare Ture: è partito ieri da Teheran, oggi in teoria dovrebbe essere entrato in Turkmenistan, e ha programmato di essere ad Almaty l’8 agosto; sarebbe bello aspettarlo qua e andare avanti assieme.

2) estendo il visto kazako: il problema è che non è possibile! Sia alcune agenzie, che la stessa polizia mi dicono che non è possibile estendere il visto, a meno di gravi condizioni di salute. Un’agenzia però stamane mi ha detto che con 300$ mi fa un “exit Visa”, che non so neanche cosa sia, se sia legale o meno… Mi andrebbe anche bene, anche se la cifra è enorme (il visto kazako in Italia l’ho pagato 30$…) solo che questo pomeriggio mi han detto che non possono… io ho insistito, e la possibilità si è riaperta…non ho capito se è una questione di soldi, se devono inventarsi che sono in fin di vita, non lo so. Solo che mi han detto di ripassare martedì mattina, e mi dicono se è possibile o meno. Ma martedì mattina è già troppo tardi per me, per poi uscire dal Paese entro il 6…

3) la soluzione numero tre è la più assurda, ma è quella che mi han consigliato in molti. E’ la stessa che ho usato per avere il secondo visto uzbeko: andare all’estero e farsi un altro visto di ingresso. Il problema è che “estero” significa Kyrghyzistan, e io non ho ancora capito come sia la situazione là…avrò chiesto a 50 persone come minimo, e ho 50 pareri diversi… so che Burton è passato indenne, due australiani (ve ne parlerò) l’hanno incontrato in Kazakistan, al confine con la Russia… A Zhabagly mi han detto che ci sono 6 agenzie turistiche kazake chiuse, perché è pericoloso andare in KGY(o perché semplicemente la gente non ci va?). I tour organizzati sono bloccati perchè le compagnie non assicurano in questo periodo. C’è chi mi dice che sua nonna o la mamma di sua morosa sono andate a Bishkek senza problemi pochi giorni fa, chi mi dice che invece neppure i tassisti ci vanno perchè non si fidano; davvero, ho sentito di tutto e di più. Per tagliare la testa al toro, sono andato al consolato Kyrghyzo, e ho parlato con il console in persona. Mi ha detto che la situazione è tesa ma tranquilla, non si rischiano aggressioni, a Bishkek tutto normale, la regione del sud magari un po’ più tesa ma tranquilla. Tutte le frontiere sono aperte, eccetto quella più a est con il Kazakistan, a est dell’Issik Kul Lake. Mi ha detto che con 115$ mi fa il visto per andare in KGY (il mio, oltre a esser già stato timbrato, scadrebbe martedì…). Poi lì dovrei andare all’ambasciata kazaka, per ottenere un nuovo visto kazako. Quindi mi serve la LOI (Letter Of Invitation) che l’agenzia mi ha detto che mi fa con 70$, poi dovrei pagare il visto (circa 30$) a Bishkek, poi fare la strada andata e ritorno (da qua a Bishkek sono circa 250km) e starmene da qualche parte per 5 giorni a Bishkek e aspettare il visto, magari in un posticino sicuro (e quindi costoso…). Insomma facendo due conti lo scherzetto mi verrebbe a costare non poco…e ovviamente devo andare in KGY, che è comunque qualcosa di ufficialmente “non consigliato” dall’Ambasciata Italiana (a parte che sulle ambasciate ne avrei da dire…potrei riservare un blog apposito…)

Questi sono i dilemmi che mi assillano, e a cui penserò per un paio di giorni, aiutato da altri motociclisti e da altra gente che qua ho incontrato. E’ davvero incredibile e stupefacente quanta gente incontro, e quanta gente si offre di aiutarmi!

Ora mi “trasferisco”, perchè il dormitorio universitario dove sono stato la scorsa notte è davvero un posto lurido.

Buona serata a tutti da Almaty city.

domenica 25 luglio 2010

Tashkent – Shymkent

venerdì 23 luglio – 270km (Pubblico adesso questo post che non era stato possibile postare prima)

Qui in Kazakistan non riesco a visualizzare il blog per cui non posso risponedre ai commenti... ma scriveteli comunque!

La mattina faccio fatica ad alzarmi, ero andato a letto tardi effettivamente… Faccio colazione, arriva Airat (che questa notte aveva dormito in città) e si unisce a me. Lo pago, mi dà la registrazione, da inserire nel passaporto, e un itinerario di viaggio che avrei in teoria seguito in Uzbekistan, timbrato e firmato, se per caso dovessero “rompere le scatole” in frontiera. Airat saluta: va a Fergana con il figlio, lo accompagna a giocare ad un torneo internazionale di tennis.

Parto tardi, sono le 11 ormai, saluto quasi con commozione Rasul, lo abbraccio, mi dice di scrivergli (mi aiuterà Maria a scrivergli in russo!). Faccio il pieno, anche se so che poi la benzina costerà meno di metà in Kazakistan, ma ho ancora molti Som uzbeki, e poi meglio avere sempre una buona autonomia.

La frontiera sarebbe a due passi, pochi km sopra casa di Airat, ma purtroppo è aperta solamente ai pedoni: nessun mezzo di trasporto vi può passare. Sarei quasi tentato di provare lo stesso, magari una moto…ma mi fido, e parto verso sud, direzione Chinoz. Purtroppo devo attraversare tutta la città, essendo la casa di Airat a nord, e c’è molto traffico. Usciti dalla città, c’è una bella autostrada (per i canoni uzbeki, non italiani…) che punta a Samarcanda, Bukhara, Termiz. Dopo una settantina di km c’è l’uscita per Yallamah, il posto di confine, che arriva dopo pochi km. Quì le cose si fanno lunghe: prima una lunga coda per la dichiarazione, in due copie, ma quando arrivo finalmente al poliziotto, mi dice che come conducente di un mezzo di trasporto dovevo andare in un altro ufficio…dove invece l’addetto è a pranzo… aspetto, e poi mi fanno ricompilare la dichiarazione, perché comunque l’altro poliziotto le aveva già timbrate entrambe… Non mi consegnano nulla, nessun pezzo di carta e nessun timbro, per il fatto di aver consegnato le dichiarazioni e le carte della moto… Vado quindi a far timbrare il passaporto (altra coda, ma mi fanno passare avanti…) e poi c’è l’ispezione della moto. Per fortuna non sono stati fiscali, mi hanno fatto aprire solo la borsa da serbatoio, e mi hanno chiesto cosa c’è in tutte le altre. Si son fidati, grazie ai soliti Marcello Lippi e Toto Cutugno!

Sono in terra di nessuno, dopo quasi 2 ore. Ora tocca al Kazakistan.

Vedo in frontiera, in senso opposto una serie di 7 moto, quasi tutti bmw; penso siano gli uzbeki, di ritorno dal lago Balkash, invece è un gruppo eterogeneo di: 1 australiano, 1 inglese, 1 messicano, 1 americano…partiti da Londra, con mezzo d’appoggio, arrivati qui via Russia. Faranno una scappatina a Samarcanda e Bukhara, poi riprenderanno la via russa, fino a Magadan, porto all’estremo oriente russo. E’ un viaggio organizzato, con mezzo d’appoggio. Scambio un po’ di chiacchiere, poi ci si saluta, magari ci si rivedrà più in là, chissà…

Il primo doganiere kazako fa una cappella mostruosa: mi timbra il visto kyrghyzo invece del kazako. E’ vero che i due visti sono identici, perchè fatti dalla stessa ambasciata, quello kyrghyzo ha solo un timbro in più, indicante appunto Kyrghyzstan. Oltre tutto mette il timbro proprio sull’ologramma traslucido, pertanto il timbro non è neppure leggibile, perchè l’inchiostro lì non prende… gli faccio notare la cosa, ma il tipo non capisce, ho dovuto insistere! Alla fine, dopo consulto con colleghi e attesa, mi timbra il visto kazako (gli faccio capire di non timbrarlo sull’ologramma) e sbarra il timbro sul visto kyrghyzo. Ovviamente se io dovessi entrare in Kyrghyzstan sarebbe un enorme problema, perchè col cavolo che lo riterrebbero valido un visto già timbrato…ma non mi pongo il problema, tanto non ci andrò. Ma io dico, questo è il loro lavoro, devono fare timbri sui passaporti, non possono farlo con un po’ più di professionalità? Passo poi ad un altro ufficio, dove compilo insieme all’addetto, molto gentile, la dichiarazione. Finalmente non serve dichiarare minuziosamente tutti i propri averi, come fatto finora (soldi in tutte le valute, apparecchiature elettroniche, etc.): entro i 10mila $ di beni si può omettere la dichiarazione. Bene! Chiedo se non serva una carta apposita per il mezzo di trasporto, come in tutti i Paesi finora, ma mi dicono di no. 3 ore e mezza ma ora sono salvo. Entro in Kazakistan. Cambio i restanti som uzbeki in tenge kazaki (e mi fregano col cambio) e i pochi sum tajiki (e mi strafregano, ma non ho alternative, anche insistendo…). Cambio anche 20 euro, il minimo per ogni evenienza, poi preleverò al bankomat: finalmente qui in Kazakistan ci sono i bancomat! era dalla Turchia che non ne vedevo, ed ero andato avanti a contanti! (sono infatti quasi a secco di dollari…)

Una piacevole sorpresa: il visto vale 30 giorni dall’ingresso! non era assolutamente chiaro, nè scontato: era così per il turkmenistan, e non era chiaro, avrebbe dovuto essere così per l’uzbekistan, e non lo è stato, non era così per il tajikistan (visto a date fisse) mentre qua adesso ho un mese a disposizione! i programmi dunque cambiano, i ritmi pure: dopo le corse fatte purtroppo in Iran (sarebbe stato bello visitarlo un po’ anzichè solo attraversarlo) e in Tajikistan… ho ora tutto il tempo che voglio per aspettare Ture!

Il Kazakistan ha un volto diverso dall’uzbekistan: è incredibile come a pochi km di distanza, aldilà di un cancello, il mondo cambi. Il paesaggio è più vasto e arido, la strada malmessa, anche se asfaltata. Le scritte sono diverse: l’alfabeto kazako è ancora diverso, è un casino, si avvicina al turko, molte lettere né cirilliche né latine. Di là c’erano i cartelli “chaykana” dove vendono il the, qui ci sono i cartelli “kofe” dove dei baracchini a bordo strada vendono caffè. Le macchine, completamente diverse: in uzbekistan monopolio daewoo (le auto straniere hanno altissime tasse di importazione, mentre c’è una fabbrica daewoo in o’zbekistan) mentre qua c’è un po’ di tutto. Vedo qualche cane randagio a bordo strada, e alcuni anche sulla strada, travolti dai camion…

Mi fermo a mangiare un plov nel primo paesino che incontro; non male, ma niente a che vedere con quello in centro a Tashkent. Si fermano anche i 3 norvegesi in jeep, quelli trovati in frontiera. Stanno andando al Lago d’Aral. Sono simpatici, e sanno bene l’inglese. Due di loro sono anche motociclisti, uno ha una gsx-r e l’altro una duke. Sono preoccupato perchè in frontiera non mi hanno lasciato nessun foglio specifico per la moto, quindi chiedo conferma, e anche per loro è stato lo stesso. Bene.

Proseguo per Shymkent, ma dopo un po’ vedo un cartello con scritto Tashkent 20. Ma come? se ho fatto 170km? accendo il gps, ed infatti sono a un passo da casa di Airat; cerco all’orizzonte la TV tower di Tashkent, alta 200m, che domina il panorama da ogni angolo della città, ma non la scorgo.

Proseguo, direzione nord; il sole dà fastidio, basso all’orizzonte (è una gran cosa andare a est, con il sole alle spalle la sera…). Qui il fuso è 1 ora più avanti, anche se siamo più a ovest… (mi sembra però più corretto questo) ormai è tardi quindi, sono le 20.30, ma arrivo a Shymkent, e cerco un albergo.

Chiedo in 3 posti, e scelgo il motel, il più economico, perché ho intenzione di fermarmi qua alcuni giorni, ma è in una buona posizione centrale, all’interno di un centro commerciale, e con un riparo sicuro per la moto. Faccio un affare: la camera è buona, spaziosa, pulita. I bagni in comune sono ad un passo dalla mia stanza, sono praticamente quasi a mia completa disposizione, e sono pulitissimi. Ho tv satellitare e clima in camera (alla tv satellitare fanno davvero di tutto, uno potrebbe perdersi 24h su 24 con cose sempre diverse…quasi conviene non averla, se non si riesce a “dominarla”…) Dove lo trovo un posto così per 21 euro al giorno con (abbondante) colazione inclusa??? Ora posso rilassarmi, perchè sono davvero molto stanco, la giornata di oggi mi ha provato, forse anche il cambio di ritmo dopo una settimana di stop…

Dopo la doccia cerco un posto per rifocillarmi: vado al Luna Park, abbastanza grande (c’è la nave dei pirati, affollatissima, ci sono scivoli per i bimbi e varie altre attrazioni), ma i baracchini che vendono shashlik (gli spiedini) non mi ispirano; mi dirigo quindi verso un locale, dove ordino la cena. Si avvicinano al mio tavolo dei ragazzi, molto simpatici; prima uno, poi due, tre, quattro, tra cui il proprietario del locale. Tra di loro ce n’è uno che parla inglese, lo mastica un po’ almeno; poi con gli altri usiamo reciprocamente il mio dizionario russo-italiano. Mi chiedono del mio viaggio, mi chiedono perché lo sto facendo; mi chiedono anche loro ovviamente se sono sposato, e perché no. A entrambe le domande ho difficoltà a rispondere…

Chiedo info su dei posti da visitare qua intorno, su quale sia la miglior compagnia telefonica, etc. Uno di loro, quello che sa l’inglese, fa il cantante, di professione, ci scambiamo i numeri, lo chiamerò e mi farà sentite il suo disco. Domenica andrà col suo gruppo ad iniziare a “girare” la colonna sonora di un film per bambini kazako. Il proprietario del locale mi offre una coppa di frutta e gelato. Bene! Poi però saluto, sia perché fumano da un’ora al mio tavolo, e non respiro più, sia perché sto per crollare dal sonno…

Il Kazakistan mi ha finora accolto molto positivamente.

Откуда?

Откуда?[Atkudà?] – Da dove vieni?

Rubrica sui tipici “dialoghi” in russo…

Quando la gente mi vede, mi chiedono tutti da dove vengo. Tutti. I poliziotti che mi fermano, i bambini che mi accerchiano quando mi fermo, la gente per strada, tutti. Alla risposta che sono italiano c’è sempre un’espressione felice, una sorta di ammirazione di tutti per l’Italia. Il primo commento, di quasi tutti, in fase di mondiali, è stato proprio sul calcio; in tutte le frontiere che ho oltrepassato, dall’Iran al Turkmenistan, fino all’Uzbekistan, c’erano un sorriso e un commento sulla prestazione negativa dell’Italia ai mondiali. Devo ringraziare Marcello Lippi, è stato un modo incredibile di rompere il ghiaccio, con tutti! Forse ha davvero suscitato simpatia questa prestazione quasi “ridicola” dell’italia ai mondiali…

Poi, molti iniziano a parlarmi di cantanti e attori italiani. Toto Cutugno (ho cantato “italiano vero” con un agente di frontiera Turkmeno…) e Adriano Celentano sono conosciuti da tutti. Il padrino è il film preferito di molti, me lo hanno citato in Iran come in Uzbekistan…mi sa che io non l’ho neanche visto…

Ieri Baktior mi ha citato Pupo, cantandomi “gelato al cioccolato”… e poi alla radio sono passati Toto Cutugno e Celentano…

Mi hanno detto che Gianni Morandi è venuto a fare un concerto qua a Tashkent! Poi mi hanno detto un’altra cosa incredibile: qua a Tashkent ci sono due squadre di calcio, che sono le due prime squadre della nazione. Non ricordo i nomi. La più piccola delle due ha come allenatore Scholari!!! e ci gioca Rivaldo! si può andare a salutarli volendo, mi hanno detto… ci si beve pure il the assieme… che storie…

Le conversazioni solitamente continuano chiedendomi che strada ho fatto per arrivare fino a qua, quanto tempo ci ho messo… poi mi chiedono quanti anni ho e tutti mi chiedono se sono sposato. Dico di no, e rimangono stupefatti. Mi chiedono perché, e non capiscono… E’ come se fosse impensabile per loro che uno della mia età non sia sposato…cerco di spiegargli che magari devo amare una persona per sposarla…ma non è facile spiegarlo neanche in italiano…figuriamoci in russo… incasso le prese in giro e vado avanti…

Facciamo un passo indietro: una valanga di volte mi è successo che mi chiedessero, appena mi vedono, se sono tedesco. “Aleman?”, “BMW”? Le prime domande. Come se associassero una moto ad un tedesco e ad una BMW. Incredibile. Avranno visto solo tedeschi in GS probabilmente. Allora, quando ho pazienza gli dico che è una Honda, quando non ce l’ho, come l’altro giorno in frontiera Uzbeka, gli ho indicato l’adesivo sulla fiancata…

Rubrica di approfondimento culinario: da quando sono partito dall’Italia con cobra, ci sono alcune cose che non mi hanno mai abbandonato. Prima fra tutte, l’anguria: i cocomeri, come già detto, ci sono dappertutto, a vagonate, non c’è paesino in 10mila km fatti in cui non ci fosse qualcuno che vendesse angurie. Poi, pomodori e cetrioli: sono un contorno fisso, che c’è davvero dappertutto; dove il posto mi sembra pulito, io li mangio, ed è incredibile che ormai quasi mi piacciano i cetrioli, io che non li potevo sopportare! (sono però meno forti, come gusto, di quelli tedeschi…). Quello che invece “manca” è il bere a tavola: da noi ci sono bottiglie d’acqua e di vino, sul tavolo. Loro invece, dall’Iran fino a qua, o non bevono proprio, oppure hanno il Kam Pot (bevanda alla frutta), oppure vodka (sì, anche cenando!!!) e poi, alla sera, il the, anche durante la cena. Al ristorante ovviamente mi ordino la mia bottiglia di acqua.

Ciò che mi ha stupito (anche se ormai si sa) è la capillarità della diffusione dei cellulari. E’ davvero spaventoso! Anche in zone remote, dove le case sono di fango, si vede la gente passeggiare al telefono, e si vedono pure i bambini con il telefono… E c’è campo quasi ovunque! (a parte sul Pamir). Me l’avevano detto comunque, anche gente che è stata in Africa, che è così addirittura in Kenya, tra i villaggi… Comunque costa poco telefonare: in Uzbekistan ad esempio 3 cent$ al minuto. Senza scatto alla risposta. Dovremmo chiamare un concorrente uzbeko in Italia…

Alla prossima rubrica di approfondimento culturale :)

Mercoledì e giovedì

ieri, mercoledì 21 luglio, giornata intensa: sveglia alle 7, colazione alle 7.30 con Airat, e poi partenza per la città. Voglio visitare ciò che mi manca. Inizio dal Bazar Oloy, in centro: un grande mercato, di frutta, verdura, spezie, ma anche di oggetti preziosi (una sezione ben controllata dalla polizia è un susseguirsi di negozi di gioielli). Cerco delle cartoline, e come mi era già successo un paio di anni fa in Russia, non è facile trovare cartoline di Tashkent (beh, non è facile trovarne neanche di Albignasego se è per questo…è inutile che mi meravigli…però Tashkent è la Capitale…). Ne trovo un paio di Samarcanda, e vanno bene lo stesso, poi mangio una tradizionale “comca” [somsa] (un panzerotto contenente carne, di vari tipi, o patate) cotta nel tipico forno.



Piove, cerco un internet cafè per fare l’upload delle foto, ma niente. Vado quindi alle poste centrali, bagnandomi un po’; quì trovo un paio di cartoline di Tashkent, le scrivo quindi tutte e 4 e le invio. Prendo la metro e mi avvio verso l’ufficio centrale delle telecomunicazioni, dove la guida dice che c’è un buon collegamento internet: infatti è il migliore trovato a Tashkent, connessione via cavo lan, abbastanza veloce. Due “chiacchiere” con cobra e con Claudio, ed è ora di pranzo, anzi è già tardi: arrivo al Central Asian Plov Center che sono quasi le due, il plov nei mega pentoloni sta per finire, ma per fortuna riesco ad averne un piatto, anche se con poca carne, che è finita. Ottimo (un po’ grasso…) il plov, non mi è piaciuto invece il Kam-pot, bevanda di frutta (mele e ciliegie) bollita, poi raffreddata, colore rosso, gusto simile al the alla frutta, ma più dolce, bevanda che ho trovato dal Turkmenistan in poi (a casa di Azat per la prima volta).

Vado quindi al bazar Chorsu, il più caratteristico della città, dove veramente si vende di tutto. Una “sezione” di indumenti, vestiti vari, scarpe; la parte principale sotto la grande cupola verde dove si vende frutta e verdura; tutto intorno, bancarelle e tavole calde, dove si può assaggiare di tutto.


I contadini arrivano con i propri prodotti, chi con le carote, chi le patate, chi le uova. Con i carretti o con i furgoncini. Mi colpisce la cura con cui vengono esposti i prodotti: i pomodori posizionati uno ad uno, puliti, disposti simmetricamente sul banco, alcuni fanno anche delle piccole piramidi. E così con tutta la frutta e la verdura. Quello che mi stupisce di più è che molti prodotti sono venduti sfusi: la pasta, i biscotti (banchi enormi di biscotti di vari tipi, su sacchetti esposti all’aria aperta, e venduti a peso, non confezionati! e questo avviene anche al supermercato, non solo al bazar!) e il pane. Da noi in Italia invece il pre-confezionamento sta raggiungendo livelli estremi, pensiamo all’insalata in busta…chissà dove arriveremo! Il pane è esposto dappertutto: su mensole, su carretti, su tappeti. Viene messo direttamente in borsette di plastica nera, viene toccato e ritoccato, ridisposto sempre perfettamente, ovviamente non si mettono i guanti per movimentarlo…

Il pane è uguale, dappertutto: rotondo, diametro di una ventina di cm, rigonfio nella parte anulare, schiacciato al centro. E’ davvero molto buono, morbido, gustoso. Per quanti tipi di pane ci siano da noi, almeno dove vivo io, non ce n’è di così buono. Ricorda il pane di montagna.


Vado poi al Khast Imom, centro religioso ufficiale musulmano dell’Uzbekistan, 2km a nord del bazar.

 Ci vado in taxi (poi tornerò in autobus, spendendo un decimo…). Ci sono gli uffici, c’è la moschea, con i due grandi minareti che si vedono in foto, e c’è il museo, dov’è custodito il Corano di Osman, il Corano più antico del mondo, del VII secolo, scritto su pelle animale, con il sangue. E’ un librone enorme, circa 60x60 cm, spessore minimo 20cm, le scritte (in arabo) sono enormi, 4 o 5 righe per pagina. Non si può fotografare, ovviamente. In una delle stanze a fianco della principale, sono custodite copie del Corano in tutte (molte…) lingue del mondo. Riesco a trovare anche quello tradotto in italiano. Mi faccio fare la ricevuta del biglietto di ingresso, perché qui non ci sono tariffe esposte, da nessuna parte, e mi vien sempre da pensare che mi vogliano far pagare quando invece non si paga, perché mi vedono turista, con lo zainetto in spalla…oppure che mi aumentino la tariffa ad hoc… Incontro un gruppo di italiani. Mi sembra di sentire una parola in italiano davvero da molto distante, mi avvicino, e sono italiani! Secondo gruppo che trovo nel mio viaggio, dopo quello di Khalaikhum. Sono di Piacenza e dintorni. Due chiacchiere, e ci salutiamo.

Voglio tornare all’internet point centrale, per controllare la posta (sto aspettando alcune email da agenzie kazake) ma è purtroppo già chiuso. Sono molto stanco, ho camminato molto. Entro mezz’ora in un altro internet point (quì devo usare però un pc di quelli a disposizione). Mi manca da vedere il parco Navoi, ma non ce la faccio, vado a casa di Airat, in centro. A qualcosa di deve rinunciare. Ultima corsa in metropolitana: l’ho usata molto, è davvero molto ben fruibile, si attende massimo 10 minuti, a qualsiasi ora; i treni sono puliti, anche se non nuovi, le carrozze sono molto grandi, funzionali, ci sta molta gente, ma non sono mai piene. Le stazioni sono molto belle, alcune artistiche (tipo Kosmonavtlar, dove ci sono dei “bassorilievi” di astronauti su fondo blu lucido delle pareti); peccato non si possano fare fotografie, è severamente vietato, e qua non è che si possa provare a “fare l’italiano” fotografando lo stesso, perché c’è davvero polizia ovunque, a manetta… Mi stupisce la quantità di “personale” che c’è nella metro: due donne a dare i biglietti (dei gettoni di plastica azzurri, tipo delle fiches di pessima qualità), una donna a controllare gli ingressi, una donna al piano di sotto, al termine delle scale mobili; ma cosa ci fa questa qua? blocca le scale se qualcuno si impiglia? Mi ricorda la metropolitana di san pietroburgo, come conformazione, “arredamento” degli ambienti, e le donne sopra e sotto le scale mobili, appunto…

A casa di Airat (porto un piccolo presente preso al bazar) sono come sempre molto gentili, le figlie mi mostrano i lavoretti fatti all’asilo, la moglie mi prepara qualcosa da mangiare. Airat arriva tardi, sono molto stanco, quasi mi addormento sul divano, poi andiamo alla “dacia” (la villa) e Airat mi intrattiene con un discorso molto serio, ma mi stupisce per la sua reazione esemplare, da cui abbiamo tutti da imparare: da un paio di giorni gli hanno tolto la licenza di agenzia turistica. A lui come ad un’altra ventina di piccole agenzie. Lo stato si è inventato questa cosa, non si sa ancora perché. Lui è quindi virtualmente senza lavoro, il suo lavoro, che porta avanti da vent’anni. Deve dare da mangiare a 5 figli, pagare due dipendenti, e il fratello socio. In questa situazione c’è gente che cade in depressione o si suicida. Lui invece mi ha detto che è felice, che ringrazia Dio per dargli questa nuova cosa da affrontare. Ha detto che lotterà, felice, senza paura. Mi ha chiesto di scrivere una lettera descrivendo l’ottimo servizio che mi ha offerto, e così faranno tutte le agenzie, che si uniranno e presenteranno lettere e proteste ai giornali e al ministero. Dice che ogni situazione nella vita ha delle risposte, anche se magari difficili. Che lui, finché non gli tolgono la vita, è felice. Sarebbe felice anche se lo mettessero in carcere, sarebbe una nuova esperienza anche quella. Ma badate bene, non è pazzo, è lucidissimo (anche se ha bevuto un paio di bicchierini di vodka), è ben consapevole delle sue responsabilità nei confronti dei figli. E’ solo un modo, originale forse dalle nostre parti, ma sicuramente positivo, di affrontare la vita.

Vado finalmente a letto. Distrutto.

Oggi, giovedì, mi alzo alle 9 e faccio abbondante colazione. Vado poi in giardino, scrivo una lettera, studio un po’ di russo, faccio un pisolino, prendo un po’ di sole a bordo piscina. Guardo un po’ la tv satellitare: ci sono una vagonata di canali, molti in multilingua. EuroNews è in tutte le lingue, c’è anche in italiano, ma non mi va di ascoltare in italiano: ascolto un po’ in spagnolo, un po’ in inglese. Stanno facendo un servizio sulla sicurezza attiva sulle strade, un programma tedesco. E’ incredibile: in europa muoiono ogni anno 30mila persone sulle strade. Pazzesco…

Arriva poi il fratello di Airat, Marat, con la famiglia: moglie figlia suocera e cognato. Sono gentilissimi, davvero. Si presentano, mi offrono birra e vodka (che ovviamente rifiuto…), gli mostro le foto e i video del mio viaggio. Marat si mette a cucinare, un piatto uzbeko di carne e patate.



E’ pronto che sono ormai le 16: qui si mangia senza orari, in generale si mangia quando è pronto. Mangio davvero tantissimo. E, non ci crederete, dopo un paio di ore Marat si rimette a cucinare: Shashlik, cioè spiedini. Di carne (pollo) e di verdure. Quì non hanno le griglie, per cucinare alla brace: fanno tutto su spiedini, e hanno un apposito porta spiedini con la brace sotto. Alle 20.30 quindi si mangia di nuovo, e di nuovo tutto è buonissimo, e loro incredibilmente gentili.



Se ne vanno, saluti e ringraziamenti, scambio di email e foto di gruppo.



Ora ho fatto le valigie (quasi), mi son fatto e bevuto un the (Rasul è tutta oggi che non si vede…) e ora a nanna, che domani si parte; ma prima penso che farò una sauna di addio (ne ho fatta solo una sabato scorso, non posso proprio esimermi stasera…)

Buonanotte a tutti.

mercoledì 21 luglio 2010

Lunedì e martedì

ieri, lunedì 19, sono andato in centro in “taxi”, alla mattina, con i 3 fratelli, amici dei figli di Airat; così assieme al tassista abbiamo cercato il consolato della Mongolia: non si riusciva a trovarlo, una fatica incredibile, il tassista avrà chiesto a 20 persone, anche alla polizia, che si trovava proprio a 100m dal consolato! Dovrei allungare il visto, in modo da poter entrare in Mongolia anche più in là, perché sto aspettando che mi raggiunga Ture (www.tureadventure.it) che si trova ancora a Teheran, quindi i tempi si dilaterebbero un po’, e i miei visti invece sono “corti”…

Il consolato si trova dietro a due negozi, senza il tassista non l’avrei davvero mai trovato… Mi dicono che non sono “temporaneamente” ancora pronti ad emettere visti, perché hanno aperto “solo” da un anno, forse lo saranno l’anno prossimo. Ok, alla prossima allora, si rimanda il tutto ad Almaty…

Cerco poi un telefono pubblico, per chiamare in Italia, l’assicurazione medica, perchè ho l’orecchio sinistro tappato, da ieri sera, quando mi sono immerso in piscina a “casa”. Mi chiedono un numero uzbeko per richiamarmi, che il dottore si metterà in contatto con me. Chiedo per farmi una scheda in un negozio, ma mi dicono che bisogna andare nell’ufficio centrale, in centro, appunto. Nel frattempo ne approfitto per farmi tagliare i capelli, ormai sono un po’in disordine: c’è un bel negozio, parrucchiera e barbiere, ci lavorano dei giovani. Non è un posto caratteristico, come i barbieri che c’erano a Siverek, ma almeno sono tranquillo che faranno un buon lavoro. E così è stato, e mi son pure fatto tagliare la barba, per la prima volta in vita mia. Mi dirà poi Airat, la sera, che se glielo dicevo mi portava alla scuola barbieri, dove a volte va anche lui, dove gli allievi ti tagliano i capelli gratis, perchè così intanto fanno pratica…amen, sarà per la prossima ;-)

Vado quindi poi in centro, a fare la scheda SIM uzbeka. Ci avrà messo più di un’ora l’addetta, incredibile quanta roba ha scritto al pc, o meglio, quanto tempo ci ha messo a scrivere… La scheda non costa nulla, solo i 3$ di traffico che ha dentro; avrei dovuto farla subito, le telefonate con il numero italiano costano, e pure i messaggi, e pure riceverle; meglio tardi che mai… Ora posso ricevere telefonate a 3cent$ al minuto, e mandare messaggi, anche in Italia, a 12cent$. Mando il numero a cobra, che lo dia all’assicurazione, ma non funziona ancora bene, non riescono a contattarmi, non è ancora attivo al 100% forse, anche se le chiamate “interne” mi funzionano… Vado a mangiare di nuovo al Central Pastry, il locale con wi-fi gratuito, dov’ero stato l’altro giorno, ma internet è lentissimo, non si riesce a fare quasi nulla; per chiamare l’assicurazione approfitto ancora di Oltinboy, lo chiamo e vado nel suo ufficio. Con skype chiamo l’assicurazione, e ci mettiamo d’accordo di aspettare 24h e stare a vedere l’evolversi della cosa; ne approfitto poi per chiamare casa e per mandare “due” email. Mi vado poi a mangiare una fetta di dolce (ho scoperto di esser proprio goloso di dolci: quando ho i morsi della fame, non c’è dolce che tenga: prediligo il salato. Ma quando ho un “certo languorino”, non riesco proprio a fare a meno di qualcosa di dolce…).

Mi faccio poi una bella passeggiata, attraverso il centro, la piazza centrale, vado al supermarket a prendere due cose, entro in una pasticceria e prendo dei dolci (dei baklava turchi) e li porto in dono alla famiglia di Airat, dove mi reco, per poi tornare a Dendra Park con lui.

La moglie di Airat mi prepara gentilissimamente qualcosa da mangiare, e poi abbiamo un’interessante chiacchierata (in inglese), principalmente sulla religione: lei si è “convertita” dodici anni fa dall’islamismo al cristianesimo, in particolare è battezzata a Geova. Le figlie di Airat mi fanno come sempre le feste. Torniamo poi alla villa, e io sono davvero morto di sonno.

Oggi, martedì 20 luglio, mi sono svegliato tardi, e dopo colazione sono anche tornato a letto… poi mi sono dato alle grandi pulizie: ho finalmente pulito la catena, come mai avevo pulito catena in vita mia. Con miscela di benzina e olio motore, corona catena pignone, copricatena e copripignone, tirato tutto a lucido come nuovo. Ho asciugato un po’ e messo poi il grasso. Trasmissione “nuova”. Anche se qualche maglia non dico sia grippata, ma è un po’ “rigida”…

Ho poi lavato (a mano) il completo da moto: era davvero lurido, dopo 10mila km, un mese di strada… Ho lavato anche le borse, e i guanti. Rasul (io mi ero inventato chissà quale combinazione di lettere, lui mi ha scritto il suo nome così…) mi ha fatto il bucato, ha messo in lavatrice quasi tutta la mia roba. Bene!

Poi mi sono intrattenuto un po’ con Rasul, abbiamo in qualche modo chiacchierato, gli ho fatto vedere un po’ di foto del viaggio, è stato molto contento della Polaroid che gli ho regalato (foto di noi due insieme) e abbiamo bevuto il the. Lui torna a casa dalla sua famiglia 1 volta l’anno, il suo paese dista da qua 1200km. Vede quindi i suoi figli verso novembre, per circa 15 giorni, poi torna qua a lavorare per Airat. E’ venuto a Tashkent 10 anni fa per cercare lavoro, e ha conosciuto Airat quasi per caso, per strada, e da allora lo aiuta come maggiordomo, ospita i turisti clienti dell’agenzia di Airat, e fa anche da “tassista” sempre per i clienti di Airat. E’ un buon uomo, manda 100$ al mese a casa, a suo figlio 13enne, poi ha 3 figlie, di 18, 24 e 26 anni. Ovvio che è sbiancato quando gli ho detto che in qualche albergo ho speso 50$ al giorno, e non gli ho detto che dovrò dare ad Airat 30$ al giorno… Ha delle magliette addosso che sono talmente vecchie che hanno i buchi, dappertutto. A casa mia, quelle magliette sarebbero diventate stracci 10 anni prima, e da me non si spreca nulla. Vorrei quasi quasi regalargli una delle mie magliette, ma non so decidermi quale…vedremo…

Niente sauna, è spenta, spero di farla domani sera. Ora quindi nanna. Domani andrò a Tashkent, poi vedremo, se partire giovedì o venerdì…

Ah, ho provato svariate volte a chiamare Peter, il tipo di cui mi avevano dato il numero al Bikers’Club, per l’olio, ma niente, non squilla… ci rinuncio, cambierò l’olio ad Almaty.

Mi ero preso indietro con un po’ di foto, ora vediamo piano piano di ritornare in pari… iniziamo con questo album:

http://www.facebook.com/album.php?aid=70718&id=1348501144&l=acb6632984

lunedì 19 luglio 2010

Воскресенье (domenica)

Oggi mi sono alzato tardi, erano quasi le 10: anche se il sonno è tormentato e discontinuo (causa forse il caldo, o la stanchezza ancora da smaltire…) sono rimasto a letto un po’ di più, perché ieri sera poi si è fatto tardi (le 2…) e perché tanto oggi è domenica.

Ieri sera poi è continuata così: Baktior ha voluto giocare a “Nardin” (Backgammon) e l’ho battuto. Bella forza direte…era imbriago spolpo… Poi abbiamo fatto: 10 minuti di sauna, tuffo in piscina, 5 minuti di sauna e rituffo in piscina. E poi nanna.

Stamattina, dopo colazione, ho preso la moto e sono andato al distributore sulla strada principale, a pochi km da qui, perché oggi devo pulire la catena. O meglio: dovevo…

Dopo essermi assicurato che Rhassoul (precedentemente avevo sbagliato a scriverne il nome…) ha un pennello da prestarmi, vado alla ricerca di mezzo litro di diesel per pulire, appunto, la catena. E vengo a scoprire che di diesel, a Tashkent, non ce n’è… Primo distributore, secondo, terzo, quarto…niente, solo benzina. 80, 91 e 95 ottani, ma niente diesel. Cercano di spiegarmi perché, ma non lo capisco bene… Tra un distributore e l’altro mi fermo ad un mercato, che dalla strada non sembra molto grande, ma che una volta entrati si rivela immenso: una valanga di bancarelle una vicina all’altra senza soluzione di continuità, tutte di vestiti, scarpe, indumenti in genere. Ogni tanto una bancarella che vende qualcosa da mangiare, tipo chiosco, ma nessun “minimarket”, che io cercavo per prendermi due cose come “snack” da portare a “casa”. Mi prendo quindi mezzo litro di the freddo, che poi tanto freddo non è, ma meglio così. Il the freddo qua ha una specie di “consistenza” gasata, anche se non è gasato, come se avesse dentro un po’ di “frizzina”, non so se mi spiego…

Al distributore più vicino a casa di Airat ne approfitto per dare una sciacquata alla moto: me la lavano con la lancia, non benissimo, ma è sufficiente (così tolgo quello sporco che non erano riusciti a togliere con lo straccetto i ragazzi del ristorante dell’Hotel Expo…). Due minuti, ok, ma mi chiedono comunque una miseria: 1000 som (mezzo euro). Vedo nel frattempo che il distributore è dotato di gommista con officina abbastanza pulita e con macchinari moderni. Faccio allora un pensiero, e prendo su due piedi la decisione di cambiare le gomme: sono qui preoccupato dell’usura delle T63, che dopo neanche mille km su asfalto sono visibilmente usurate, e mi aspettano alcune migliaia di km in Kazakistan, che suppongo che, per quanto rovinato, siano su asfalto. Queste offroad le tengo allora per la mongolia, da qualche parte le ricambierò, e rimetto su le stradali intermedie. Ora non ho le gomme con me, chiedo quindi quando riaprono (mi dicono alle 2) e torno a casa.

Mi faccio un tuffo in piscina mentre aspetto le 2, e quando sto per ripartire arriva la famiglia di Airat: 3 delle 4 figlie, e il figlio, con amici al seguito, e iniziano a catapultarsi in piscina. Mi incitano con gran gioia a fare il bagno con loro, non posso rifiutare. Sono davvero simpaticissimi. I maschi fanno di quei tuffi con rincorsa che mi fanno venire i brividi, perché se dovessero per caso scivolare sulle piastrelle bagnate potrebbero battere la testa o i denti sul bordo piscina…non ci voglio pensare… ma se ripesco nei ricordi li facevo anch’io tuffi simili, da dodicenne…in vacanza all’Isola Verde…

Saluto tutti e vado per cambiare le gomme, dicendo che sarei tornato dopo un paio d’ore. E’ chiuso. Ma telefonano al ragazzo che fa il gommista, che è a casa che sta dormendo, e che arriva dopo non molto. Mi dicono che è domenica, ma io dico loro che lo so, e che gliel’avevo giustappunto chiesto, alla mattina, se era aperto al pomeriggio, e a che ora…

Smonto prima l’anteriore, e devo quì aprire una parentesi per dire quanto schifo fa il cavalletto centrale che ho montato…è scomodo e difficile da azionare, e non tiene su in equilibrio la moto! Quando la moto è sul cavalletto centrale, dopo un secondo scivola giù in avanti, e se non sei accorto cade per terra! mi stava per succedere, più di qualche volta; ormai lo so, ed è una tragedia, perchè il centrale serve, per ingrassare la catena ogni sera, e ora per cambiare le gomme. Devo quindi puntellare l’anteriore, velocemente, molto velocemente, una volta messa la moto sul centrale. Ho veramente solo un secondo di tempo. Ma ora che devo cambiare l’anteriore, bisogna fare altrimenti, e per fortuna che qua dal gommista hanno un crick idraulico, con cui puntello il sottocoppa (molto meglio che col secchio usato a Tavildara…)

Il ragazzo, che avrà vent’anni, secondo me non ha mai cambiato la gomma di una moto, o almeno di sicuro non di una moto “occidentale”… lui stesso non accenna neanche a usare la macchina stallona gomme, quindi tiro fuori le leve… smontiamo piano piano le gomme e le rimontiamo, prima l’anteriore e poi il posteriore. A lavoro completato se ne sono andate due ore… mi chiede 2000 som. Gliene do 5000 (3$) perchè per quanto poco mi è stato d’aiuto…e si è sporcato le mani in una maniera indegna (io avevo i guanti…)

Vado quindi a mangiarmi un meritato dolce nel posto indicatomi da Oltinboy (con cui mi ero lamentato che qua in Uzbekistan non hanno dolci… lui mi ha risposto che conosce delle pasticcerie turche, e io gli ho detto che, appunto, sono turche…) Volevo andare poi a scroccare di nuovo il wi-fi all’Hotel Uzbekistan, ma dato che qua nel locale hanno il wi-fi, decido di comprarne mezz’ora, per evitare di fare il pezzente… Mi danno invece il codice gratuitamente, non ho capito bene perchè: se è che per chi consuma il wi-fi è gratuito, oppure perchè la moto ha fatto colpo…che ne so…

Chiamo casa, ma i miei sono a vedere mio fratello al 52 ore non stop. Mando un po’ di messaggi, invio qualche email, e pubblico un paio di post che avevo scritto nei giorni scorsi.

Vado quindi a vedere di preciso dov’è il bikers club, dove dovrei andare stasera… Torno a casa, ma mi fermo prima a prendere un dolce, per i ragazzi a casa. Prendo una crostata, quello che ho trovato.

Faccio un paio di tuffi in piscina con i ragazzi, ne sono contenti, poi mangio qualcosa, che mi ha preparato Rhassoul; sono ormai le 20. Le figlie di Airat insistono perchè io torni in piscina anche dopo cena, ma con lo stomaco pieno non ne ho proprio voglia. Le deludo, ma amen. Loro fanno la spola tra sauna e piscina, avanti e indietro, fino alle 10 di sera.

A questo punto, anche se non ne avrei minimamente voglia, devo andare al bikers club. Devo chiedere dove poter trovare dell’olio per moto. Oggi l’ho chiesto in 4 posti, ma hanno solo quello per auto, che di certo non metto sulla moto. Piuttosto aspetto, forse in Kazakhstan c’è qualche moto in più… Chiedo info ad Airat, che mi dice che l’ingresso alle moto in città è vietato (ma io ci sono entrato mercoledì, e anche giovedì, e anche oggi!!!) ma che posso provare ad andarci lo stesso. Se mi fermano mi consiglia di fare il melodramma, o di dare un po’ di soldi agli agenti…non mi pare una buona soluzione. Mi faccio chiamare un taxi da Rhassoul, ma il taxista (suo amico) non può…perchè è ubriaco… Rhassoul mi accompagna allora in macchina alla strada principale, un paio di km dalla casa di Airat, e mi ferma un “taxi”… praticamente mette fuori il braccio e dopo una decina di minuti una macchina si ferma… una macchina comune, qui fanno tutti da taxi! dice Rhassoul che principalmente lo fanno le Matiz, e infatti questa è una Matiz. Rhassoul mi contratta per 4000 som, e dà le indicazioni per il bikers club al tassista.

Una volta arrivati, mi felicito con me stesso della decisione presa di non venire in moto: di moto non ce ne sono. E neppure di bikers! Il posto, da fuori, è completamente buio, sembra assolutamente chiuso, invece c’è uno spiraglio di luce che esce dalla fessura della porta, e dentro ci sono un po’ di ragazzi che ballano, altri che bevono ai tavoli. Chiedo alle bariste se sanno indicarmi qualche motociclista, la prima non sa, o non capisce, la seconda mi indica il tavolo in fondo. Che cos’ho da perdere? Vado e chiedo. Uno dei due ha la moto. Quello che non parla inglese… In qualche modo mi dicono che i motociclisti di Tashkent sono tutti in Kazakistan ora, ad un “mega party” al lago Balkhash, a 1000km da qua; sono partiti mercoledì, e torneranno probabilmente mercoledì prossimo. Che culo!… Mi dicono che qui in Uzbekistan non è facile trovare olio per moto, che il loro presidente non ama le moto…ma mi danno comunque il numero di uno che me lo può procurare. Mi assicuro che parli inglese (lo chiamerò domani), li ringrazio e mi congedo. Non ho più niente da fare qua, ormai…

Fuori dal pub, in strada, alzo il braccio e si ferma subito un ragazzo, in una Matiz bianca… Gli dico che devo andare a Dendra Park (il villaggio di Airat), e mi fa capire che è distante. Mi chiede quanto gli voglio dare, gli dico 4000, e dice di no, che è troppo poco. Gli faccio capire che all’andata questa è la cifra che ho dato, ma non ci sente. Gli chiedo quanto vuole e lui continua a dire a me di proporre una cifra. Alzo a 5000, lui ne vuole 8000, alla fine concordo per 7000. Ci vogliono una decina di minuti buoni ad arrivare a casa di Airat, e il tipo passa con i rossi e corre… saranno almeno 10km, direi… Si lamenta che non ha fatto un buon affare, ma io gli do 7000; insiste per lasciarmi il numero, così lo posso richiamare se ho bisogno, nei prossimi giorni.

Mi faccio lasciare all’imbocco della stradina di Airat, sono solo 100m dal cancello della casa. Nel tratto precedente, salendo la collina, c’erano un sacco di cani per strada. Anche solo questi 100m mi mettono il panico: ho la pila, ma è buio totale. Per un attimo ho il terrore di aver lasciato il cellulare in macchina, poi lo trovo, chiamo subito Rhassoul, che mi apra il cancello, che sono qua. I cani abbaiano, forte. Se Rhassoul non apre sono fottuto. Arriva quasi subito, per fortuna. Lo ringrazio, calorosamente.

I ragazzi mi avevano prestato una scheda uzbeka, perchè il roaming non mi funziona (neanche da Tajikistan e Turkmenistan…) e il *123* funziona quando vuole, è poco affidabile… La scheda uzbeka imballa letteralmente il mio nuovo nokia (1120 forse, non mi ricordo neanche il modello) quindi la devo mettere sul fido noki8, che la regge, pur rallentato. Avevo appunto memorizzato il numero di Rhassoul, per farmi aprire una volta di ritorno, e per ogni evenienza… Avevo comunque portato con me anche il satellitare, non si sa mai…

Ora vado a letto. Alla fine non ho pulito la catena, come volevasi dimostrare…

domenica 18 luglio 2010

Relax @ Tashkent

17/07/2010

Oggi me ne sono rimasto qua a casa di Airat, ho dormito un po’ di più, ho fatto colazione, preparatami gentilmente dal maggiordomo, Rasshoum.

Rasshoum ha 50 anni, sono 10 anni che lavora qua a casa di Airat. Si occupa della proprietà, tiene in ordine la casa, le galline, il giardino, la piscina, fa da mangiare, si occupa dei cani, etc. Ha 4 figlie, e 6 nipoti, che vivono nella sua città natale, Mangit, nell’Uzbekistan dell’ovest. Comunico con lui a parole singole, usando il vocabolario di russo. Non gli son riuscito ancora a chiedere ogni quanto tempo vede la sua famiglia… Ci sono 3 cani: un “pastore europeo” e un “central asian shipper”, ma a me sembrano un incrocio tra un alano e un leone…sono enormi, e grossi… sembrano però mansueti, non mi hanno ancora attaccato, solo litri di sbava… Il problema è che il bianco, il pastore centro asiatico, che Airat possiede da anni, ha attaccato la settimana scorsa il nero, King, che invece ha dallo scorso autunno, non ho capito se per giocare, o se per il cibo… e gli ha massacrato una gamba, quindi ora Airat è costretto a fargli due iniezioni di antibiotico e due medicazioni al giorno… Ah, dimenticavo, c’è anche il piccoletto, che ho visto di sfuggita. E un gatto. Che pare abbastanza malridotto…poveretto…chissà quante ne passa con sti cani!

Oggi ho fatto due vasche in piscina (lunga 10m, quindi non mi son molto sprecato…) ho ripassato un po’ di russo (mi sarò portato dietro il libro per 10.000km per qualcosa…) ho preso mezz’oretta il sole a bordo piscina. Poi nel pomeriggio sono arrivati due amici di Airat, hanno fatto due tuffi in piscina, e si son messi a cucinare il piatto tipico uzbeko, “dimliamà”. Ci tengono a dire che non usano né olio né acqua, solo verdure e carne, e cottura lenta. Intanto il livello della bottiglia di vodka scende… Sono simpatici, si mettono a giocare a Backgammon (con delle regole leggermente diverse da quelle a cui sono abituato) e poi mi fanno fare una partita; lo chiamano “nardin” in russo e “sheshmesh” in arabo. La cena è pronta, si mangia tutti assieme sullo stesso piatto, al centro del tavolo, come ho visto che sono soliti fare qua in Uzbekistan. Si beve vodka (loro), io voda (vadà-acqua). Mi fa sorridere che ci sia solo una lettera che contraddistingue queste due bevande… Ben presto Baktior diventa alticcio, non si regge sulla sedia, prova ad alzarsi ma cade. La scena si ripete, chiede il mio aiuto e quello degli altri, ma continua a bere… Suda, secondo me si vede che sta male, eppure mi dicono che è normale quando è ubriaco, non è normale quando non lo è… Gli continuano a cadere i pantaloni, che gli sono larghi, e se la fa pure addosso; io non ho mai capito perché un uomo si debba ridurre così, ma qua mi fermo, perché non voglio criticare, succede a migliaia (o milioni?…) di ragazzi ogni fine settimana anche in Italia… e poi forse, non partecipando alle brindate di gruppo, mi perdo anch’io qualcosa delle tradizioni delle varie parti del mondo…

Avevo detto a Shaxboz, il ragazzo di ieri, il teenager che studia alla Scuola Internazionale di Tashkent, che saremmo andati assieme all’AquaPark, domani (domenica), ma mi sa che non ci andrò (ora gli scrivo un messaggio), perchè sarebbe una stancata, invece domani è (già!!) il mio ultimo giorno relax, perchè poi lunedì dovrò andare all’ambasciata mongola, e poi dovrò cercare un posto per il cambio olio… mi hanno detto che c’è un bikers club qui a Tashkent, dove mi converrebbe andare per chiedere consigli, magari ci andrò domani sera…      

Ieri sera poi, a casa degli amici di Airat, sono stato l’ospite d’onore: loro simpaticissimi, il padrone di casa (Ilia) sa benissimo l’inglese, è un ragazzo, avrà 35 anni, è sposato con una ragazza rumena, Francesca, che lo sa ancora meglio. Hanno una bellissima bimba. Mi hanno chiesto se ho informato l’ambasciata che sono a Tashkent. Ho detto di no. Loro sono amici dell’ambasciatore italiano (che però è in fase di passaggio di consegne…), mi ha detto Ilia che ci gioca a calcio assieme ogni venerdì. Insomma, c’era un proiettore che mi aspettava, ho collegato il laptop di cobra e ho mostrato le foto e i video del mio viaggio ai presenti. Ilia traduceva dall’inglese al russo ai bambini, curiosissimi di vedere le foto, ma che dopo un po’ si sono addormentati sulle panchine. La conversazione poi è continuata con Mark e Francesca. Le scuole private sono vietate qui, ma loro insegnano in inglese nel loro giardino ai loro figli, a quelli dei vicini e degli amici (anche alle figlie di Airat). Sono proprio delle brave persone, mi ha fatto piacere passare la serata con loro. Ci scambiamo gli indirizzi email, e torno a casa con Airat. Sono cotto.

Toshkent

15/07/2010

(in russo, e quindi penso anche in uzbeko, le “o” su cui non cade l’accento della parola si leggono “a”…)

Signore e Signori, la missione Go-East se ne va in vacanza!

Ne ho proprio bisogno, devo recuperare energie, mi sento debole. Ne ho davvero spese molte in Tajikistan, specie negli ultimi giorni, quando le forze erano contate causa dissenteria che mi stava debilitando, e dovevo comunque trovarne da qualche parte perchè le ore del visto erano contate, e avevo molta strada da fare.

Quindi ora mi prendo una settimana di vacanza qua a Tashkent!!!

Ah, prima vi devo raccontare com’è andata all’Hotel Expo: alla mattina vado a prendere la moto, e la trovo pulita…ma come? ma se era lurida!?!?

I ragazzi del ristorante l’hanno tutta pulita, ma come, con gli straccetti? mica hanno potuto usare la canna dell’acqua! da un certo punto di vista non mi va che abbiano messo le mani sulla moto, ma…tutto sommato…cosa vuoi che ci abbiano fatto?…hanno pulito pure le gomme di scorta!!! incredibile… ovvio, si vede che gli manca la pulitina con la lancia, motore, telaio, etc. ma va più che bene!

Vogliono attaccare l’adesivo dell’hotel sulle borse, glielo concedo; mi dicono che il direttore mi vuole conoscere, che sono onorati che una persona importante come me sia andata nel loro piccolo hotel, mi traducono quello che dice il direttore: dice che mi hanno fatto vedere alla tv, un piccolo servizio in un programma di Tashkent, che parla di me che vado dall’italia al giappone in moto, e che ora sono a Tashkent, mi dicono che mi conoscono tutti qua, che sono famoso…ma che sia vero? ma stanno parlando di me?… mah…

Fatto sta che vogliono scattare foto con me, che mi regalano dell’acqua (dove me le metto due bottiglie da un litro e mezzo?!?) e che mi regalano pure una statuetta uzbeka…e questa dove la porto?…la metto nella borsa da serbatoio, poi vedremo… Ma io dico, fatemi uno sconto, e io rimango qua!!! (ah no, non c’è internet… no no)

Il direttore mi da pure l’indicazione dell’Hotel di Nagoya, in Giappone, dove lavora suo figlio!!!

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Ebbene sì, ora mi trovo a casa di Airat, il simpaticissimo e gentilissimo proprietario dell’agenzia che mi ha procurato la Lettera di Invito per avere il secondo visto Uzbeko. Sono stato da lui per pagarlo e per chiedergli aiuto per trovare una sistemazione per qualche giorno, visto che gli alberghi sono molto più cari, purtroppo, di quanto è indicato nella guida… Lui e il suo aiutante Alex hanno telefonato in qualche albergo: uno con camere con bagno privato questa settimana è pieno, e quelli con bagno in comune li vorrei evitare io, visto che mi devo fermare qualche giorno… Altri sono molto costosi… Nel frattempo io gli faccio i complimenti per l’appartamento, arredato davvero bene, accogliente, caloroso, bello! nonostante dal di fuori sembra che il condominio sia davvero pessimo… gira e rigira mi propone di stare a casa sua, ad una cifra quasi a livello di albergo (di bassa categoria: 30$) ma ad ottime condizioni: la sua villa di campagna si trova a nord della città, a 5km circa, ma ho la mia stanza privata, con bagno, il tutto abbastanza in ordine anche se non pulitissimo, si sta bene.

La villa è sulla sommità di una piccola collina, si raggiunge passando per alcuni vicoli stretti e polverosi, tra catapecchie e alta vegetazione. E pensate, dispone di piscina e sauna!

Non aspettatevi finiture all’italiana: i dettagli sono scadenti, c’è una facciata della casa strabella, e l’altra cadente, una stanza ok, un’altra un po’ meno, l’acqua della piscina è verde, per intenderci… ma in complesso la sistemazione è davvero ottima.

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Sono molto scomodo dalla città, ma Airat va a lavoro alla mattina (con calma…) e torna alla sera, e mi può dare un passaggio andata e ritorno in macchina, quindi ho anche il mio collegamento con la città. Direi che la sistemazione è ottima per rilassarmi un po’, recuperare le energie, lavare un po’ di roba (non ho più neanche una maglietta e un paio di mutande puliti ormai!), e fare un check alla moto, anche perchè da qui in avanti non troverò molta grossa civilizzazione… Pensavo infatti di fare qui il cambio olio alla moto, anche se forse non sono ancora a metà viaggio, ho già percorso quasi 10.000km (9900 per la precisione), ed è ora, per quanto l’olio che mi ha dato Max sia ottimo. E poi qui ho un po’ di tempo insomma, e probabilmente in una grande città riesco anche a trovare un olio decente…magari in Russia poi chissà cosa trovo…

16/07/2010

Oggi quindi, venerdì, vengo in città con Airat, chiamo mio fratello a casa collegandomi via wi-fi di sfrodo dalla hall di un albergo, e poi vado finalmente a mangiare il plov, quel magico miscuglio di carne e riso, che gli uzbeki dicono pure essere afrodisiaco (e che me serve qua a me?!?) che da tanto volevo assaggiare, e che non ci sono ancora riuscito. Vado in quello che la guida chiama “central asia plov center” ma che poi scopro non chiamarsi più così. E’ davvero buono. E’ tipo una paella, per capirci, ma è diverso, sia come gusto che come apparenza, non ha lo zafferano, non è giallo, è riso carne e verdure, proprio buono. Ed è qui che incontro Oltinboy, un simpatico Uzbeko che parla ottimo inglese, in compagnia del quale (e del fratello del Capo della sua Azienda) passerò poi tutto il pomeriggio, tra giardino giapponese (che sia di buon auspicio!) funicolare dell’aquapark, e il suo ufficio, dove finalmente con l’aria condizionata si trova un po’ di respiro dal caldo asfissiante che c’è qua oggi, e da dove riesco a chiamare casa con skype.

Questa sera sono ospite da amici di Airat, ci saranno anche rappresentanti diplomatici di ambasciate mi ha detto (e io sono vestito con indumenti puzzolenti ormai…) e mi ha detto che potrò parlare loro del mio viaggio e mostrare loro delle foto, che sono molto curiosi… vi racconterò come andrà!

Buona serata e Buon 52 ore a tutti!!!

Khojand-Tashkent

14/07/2010  200km

Sembrava che la tappa di oggi dovesse essere una passeggiata… una sorta di “passerella finale” come era l’ultima tappa del Giro a Milano. E invece…

Immaginatevi di essere a Trieste e di dover andare in Slovenia, e che non ci sia nessun segnale stradale che indichi Slovenia, o Lubijana… Cosa fate, iniziate a chiedere in giro, no?

Vuoi vedere che nessuno sa indicarmi la direzione per l’Uzbekistan? o per Tashkent? Dovreste vedere le facce stralunate di alcune persone a cui ho chiesto, proprio come se avessi chiesto indicazioni per la luna…come se non avessero mai sentito quei nomi…eppure non mi sembra che possano avere pronuncia così ambigua… Dopo un po’ qualche ragazzo mi indirizza nella direzione corretta, e un paio di tassisti mi danno la dritta finale; io continuo però a chiedere, ad ogni svolta, nonostante sembri ormai “chiara” la strada (pur sempre senza cartelli…), per sicurezza…

E’ curioso come ben 3 ragazzi a cui ho chiesto informazioni mi indicassero di svoltare a sinistra dicendo "destra” (“prava”), al che io chiedevo conferma, e si correggevano… ma guarda te se mi tocca anche questa…ma legatevi un fazzoletto sulla mano destra per favore!

Mi ritrovo quindi in una superstrada, deserto a destra e deserto a sinistra, con tanto di casello di ingresso, dove chiedo ai casellanti informazioni sulla distanza della frontiera: mi dicono circa 17km, ma non mi fido…e infatti… io continuo e continuo, i km scorrono, ma non si vede nulla, nessun cartello, e neppure traffico pesante, solo qualche macchina. Ma dove porta questa strada? Nel Garmin ovviamente non c’è, ma sembra questa strada che porta a nord, questa che c’è qui nella cartina, dove non è indicata nessuna frontiera, ma che invece sembra proprio portare alla frontiera indicata nella guida…

Ogni 10km io chiedo e mi confermano che la frontiera c’è, e infatti dopo circa 100km c’è davvero, d’improvviso, solita oasi nel deserto. Mi sento tranquillo, ora posso finalmente uscire dal Tajikistan, dopo 10giorni. Oggi è l’ultimo giorno disponibile dal Visto. Ho corso come un pazzo per rispettare questo visto, e vedere comunque un pezzetto di Pamir… Devo dire che sono stato fortunato, che è andato tutto bene, che soprattutto non è mai piovuto… Ok dai, un paio di formalità in frontiera, e poi sono “salvo”, finalmente potrò riposarmi un po’ a Tashkent… Posso salutare il tricolore tajiko (che sembra la bandiera italiana ruotata di 90°) che mi ha accompagnato per tutti questi giorni, perchè di bandiere ce ne sono davvero dappertutto, in ogni paesino, in molti ponti, negli edifici pubblici: anche dove le strade fanno schifo e le case cadono a pezzi, le bandiere tricolori tajike garriscono, nuove (non come quei brandelli che si vedono a volte in Italia…).

Mannaggia a me che avevo da poco dichiarato che non mi avevano mai fatto aprire manco una cerniera delle borse alle frontiere… Alla frontiera Tajika mi hanno fatto togliere tutti i bagagli, e li hanno ispezionati a mano… Perdita di tempo e stress… ok, rimonta tutto, qualche centinaio di metri, ed ecco il cancello dell’Uzbekistan. Chiuso. Un sacco di persone che aspettano fuori, in piedi, ferme, sotto il sole. Che succede?

Un ragazzo che mastica un po’ di italiano (ha lavorato un mese in italia) mi dice di chiedere di passare avanti, come turista… Lo dico anche agli americani, un gruppo di 6 americani che sono appena stati lasciati dalla guida tajika, e che troveranno la guida uzbeka aldilà della frontiera, ma che ora sono in “terra di nessuno”, soli… Si prova a passare quindi tutti assieme, ma nulla… Aspettiamo sotto il sole cocente per più di un’ora…

Gli agenti uzbeki non sono mossi a compassione da nulla, né dai bambini che piangono, né da uno degli americani, circa settantenne, che lamentava difficoltà fisiche; sono lì che si rigirano i pollici e dicono che c’è coda, dall’altra parte, nell’edificio successivo…

Ad un certo punto dicono a me, quello con la moto, di passare. Per primo, che culo! passo però solo avanti alla “casella” successiva, infatti all’edificio successivo devo fare 4 passaggi in 4 “uffici” diversi, che non vi sto qui a descrivere minuziosamente (dichiarazione, timbro passaporto, carta di transito per la moto, altra registrazione per la moto) e poi noooo…scatta di nuovo la perquisizione dei bagagli, qui ancor più minuziosa: tutte le valigie al metal detector, poi aperte una ad una da un funzionario curioso che mi chiedeva info su tutto! e che voleva gli regalassi ogni cosa… e poi, dulcis in fundo, arriva “l’unità cinofila”, che si annusa tutto, bagagli e moto…che stress…

Mi sa che sono ormai passate 4 ore dal mio arrivo in frontiera, ma ora sono fuori!!! non ce la faccio veramente più, stavo proprio per perdere la pazienza… Appena uscito cerco dell’acqua, perchè la mia ha ormai raggiunto la temperatura ambiente (40 gradi…) e vi assicuro che l’ho bevuta lo stesso, in frontiera, piuttosto che morire disidratato, è andata benissimo… Cambio dei dollari, e sono sorpreso dal cambio a 2150 som/$ (contro i 1600 che mi cambiarono a Bukhara e Samarkanda…); scoprirò poi a Tashkent dell’esistenza del “mercato nero”, che cambia a circa 2200…

La polizia mi vuole fermare, ma per curiosità, per fare due chiacchiere…ma io non ho tempo da perdere!!! vado un po’ avanti, verso Tashkent, mi mancano 100 (“sto”) km. Ho fame, mi fermo e mangio i biscotti che mi sono rimasti, in un solito posto dove non c’è nessuno, ma dove come al solito si ferma subito poco dopo qualcuno…le domande sono sempre le stesse ormai (dedicherò un post apposito a questo…) e la mia pazienza è ai ferri corti… riparto e vado avanti, ma ora si presenta il problema benzina: sembra che, come quella volta a Samarcanda, i distributori siano tutti chiusi. Ma non è domenica, e non è neanche poi così tardi nel pomeriggio. Come mai? quelli aperti hanno solo la “80”… decido di andare avanti, anche se in riserva, perchè di autonomia comunque ne ho ancora un po’, e faccio la 80 solo in caso estremo; mi sto avvicinando ad una grossa città, vuoi proprio vedere che… e infatti, per fortuna o per perseveranza, alla fine ho trovato un distributore, che non solo aveva la 91, ma pure la 95… solita richiesta in litri (e non in denaro) e anche questa è fatta.

Continuo il mio avvicinamento alla capitale, ma ad un certo punto la fame mi assale, e trovo un posticino dove stanno cucinando Shashlik a bordo strada. Non è male, mi fermo e mangio due ottimi spiedini di carne, che alla fine pago neanche 2 dollari… Tanto ormai mancano solo 30km, anche se la strada non è proprio un biliardo e sono le 6 di sera, sembra ormai fatta…

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Arrivo finalmente a Tashkent, ma trovare il centro è un’odissea: la cartografia come al solito mi aiuta solo parzialmente, i segnali stradali sono inesistenti, devo quindi chiedere, come sempre…

Chiedo in un paio di Hotel, che sparano cifre esorbitanti (160$!!!) mi faccio indicare un hotel economico, che fatico a trovare e che mi spara 60$…mi faccio indicare un posto più economico, poi lancio la mia proposta di 40$, chiedono al direttore e accettano.

Passo quindi la notte all’Hotel Expo, dietro la Fiera di Tashkent, che è in posizione centralissima. La camera è ottima, il bagno mi sa il migliore trovato dall’inizio del viaggio. Peccato per il wi-fi, che c’è, ma la connessione internet chissà come mai no. Mi fanno usare il pc della reception, ma è il pc più lento che abbia mai usato in vita mia, più lento del vecchio pentium 100 che mi aveva “prestato” cobra, si digitava una lettera, un solo tasto intendo, e si dovevano aspettare alcuni secondi perchè comparisse a video… riesco a mandare un’email in mezzora, quindi desisto e vado a letto.

Non prima però di trovare una sistemazione per la moto: sono stupefatto che, nonostante entrambe le vie di accesso al parco fiera siano sorvegliate da guardie, mi dicano che non è sicuro lasciare la moto fuori di notte. Mi invitano a metterla nella hall, come al solito, ma questa volta la rampa di gradini non è “solo” da 4, come a Khojand, ma da una decina…e pure in “curva”… non si può, non ci provo neanche…loro pensano che la moto pesi 50kg… alla fine me la fanno mettere in ristorante, entrando dall’ingresso posteriore… e vi racconterò nel post di domani quale piacevole sorpresa troverò l’indomani mattina…

venerdì 16 luglio 2010

Dushanbe-Khojand

M34  13-07-2010  km 330

Doveva essere una tappa per lo più tranquilla quella di oggi, con il tunnel e poco più. Almeno questo era quello che pensavo, e che sembrava dalla cartina, e invece…

Ho imparato che in Tajikistan non puoi mai calcolare i tempi di percorrenza. “Neanche in Italia” dirà qualcuno (ed è vero), ma ora vi spiego il perché qua è così.

Parto da Dushanbe circa alle 10, e non sono nel pieno delle forze perchè sono giorni e giorni che “sfacchino”… comunque l’obiettivo di oggi è Khojand, per avvicinarsi quanto più possibile a Tashkent, prima dell’uscita di domani dal Tajikistan. Ovviamente per trovare la direzione giusta in uscita dalla città ci impiego una ventina di minuti, pure con il Garmin acceso (che però mi dà poche più informazioni di una bussola, vista la cartografia di queste zone…)

Per arrivare a Varzob c’è l’autostrada (non mi fanno pagare), che di fatto è una semplice strada a singola carreggiata, ma in ottime condizioni. Noto e ricordo alcuni particolari della strada, che avevo già percorso in senso opposto meno di una decina di giorni fa. Devo fermarmi a riposare presto, non sono in gran forma infatti. Mi sdraio mezz’oretta vicino alla riva del fiume e poi riparto. Mi avvicino al tunnel, so quello che mi aspetta dal momento che l’ho già percorso, ma ora sono in tensione, influenzato dai commenti sentiti: Christian, il ciclista di origine tedesca ma cresciuto in Inghilterra, incontrato poco prima di Tavildara, mi aveva detto che lui lo aveva evitato, facendo l’Anzob Pass (pericolosissimo), perchè in bici è improponibile, e perchè aveva sentito di quelle storie assurde su quel tunnel… Poi anche Sarah, la ragazza americana incontrata in “ostello” a Tavildara (è qui in Tajikistan per tre mesi, fa parte di una missione umanitaria, per un’associazione non governativa: Mercy Corps), mi aveva spaventato chiamandolo “Tunnel of the death”…

Il tunnel arriva, prima del previsto, e improvvisamente: ti ci catapulti dentro da una strada discreta, e ti ritrovi in quello che sembra il tunnel verso l’inferno. All’inizio, per un paio di km, è completamente buio, e ti ci vuole un po’ ad abituarti con la vista…per fortuna in fondo vedo le luci posteriori della macchina che mi precede. L’asfalto è pessimo, molte buche, piene d’acqua. L’aerazione è disastrosa. Procedo in prima, facendo attenzione. La seconda parte del tunnel è “illuminata”, con un punto luce ogni 200m circa. La macchina che mi precede adesso invece non ha le posizioni posteriori funzionanti, e continua a rallentare, quasi fermandosi in molti punti, cosa che per me è davvero un problema (fermarmi), quindi sono costretto a superarla, e poi procedo “tranquillo” fino alla fine; un paio di buche profonde e sono fuori. Verifico che sono più di 5km di tunnel, percorsi in quasi venti minuti… Non ho fatto video o foto, non ci tengo proprio. All’interno del tunnel comunque, in molti punti, c’erano ai bordi della strada molti operai, a piedi…non commento su queste condizioni di lavoro…

Bene, ora la strada prosegue senza infamia e senza lode fino ad Ayni, paese che non offre più di tanto. Ho fame, ma decido di andare avanti, perchè non so cosa mi aspetta ancora, e sono già le 13 passate…

Sono nel punto di incrocio del mio tragitto, da qui ero giunto da Ovest, da Samarcanda via Pendjikent, e di qua invece andrò ora, verso Nord.

Ora mi ritrovo con la cartina della Reise che mi indica una strada drittissima che porta fino a Shakhristan, mentre la guida della Lonely che indica un passo da 3378m. La cosa mi puzza, ormai dal Tajikistan mi aspetto di tutto… Mi fermo a chiedere a un paio di poliziotti (anzi, mi fermano loro, più per curiosità che per far controlli, ma adotto la “tattica” dell’attacco, chiedendo io prima che chiedano loro…spesso funziona…) Chiedo quanta strada c’è per Khojand, e com’è la strada. Mi rispondono che mancano 200km, e che la strada è ottima. “Come questa”, mi indicano a gesti (ed era effettivamente ottima quella dove mi trovavo…). Ora, o mi volevano prendere in giro, oppure è sottinteso che è ottima eccetto a cavallo di un passo da 3000m…

Mi fermo poco dopo, quando inizia la salita (e ho quindi capito che il passo, purtroppo, c’è…) in una specie di paesino, con case fatte di mattoni di fango; scatto un paio di foto, faccio una Polaroid a due bimbe che corrono felici a mostrarla a mamma e papà, che lavorano in un posto dove intuisco che sistemano le gomme (c’è scritto “vulcanizatija”). Mi ringraziano felici anche loro per la foto donata, e io ne approfitto per chiedere di nuovo delle condizioni della strada. Il papà mi dice che ci sono una ventina di km di strada brutta in corrispondenza del passo, e che poi è ottima fino a Khojand. Già le cose sono cambiate, ma mi sembra che sia un’informazione più affidabile. Alla fin fine non cambia niente, che io sappia o meno com’è la strada, tanto è quella che devo fare, punto. Però io chiedo sempre, è diverso sapere cosa ti aspetta. Anche se le informazioni sono spesso poco attendibili, si chiede a molti, si filtra un po’ e ci si fa un’idea.

Tanto per cominciare, appena iniziata la salita, quando sta anche iniziando a piovere, c’è un tratto di strada franata (il pericolo di frane qua in Tajikistan è altissimo, ovunque: sia che ti frani qualcosa in testa, sia che ti frani la strada di sotto…) e pertanto c’è una pala cingolata Volvo che sta caricando il materiale franato su dei camion, e nel frattempo il traffico è bloccato, in entrambi i sensi. Dopo un quarto d’ora si riparte, e la strada diventa una vera e propria strada tajika degna di questo nome: un disastro. Così fino al passo, che ovviamente non è segnalato da nessun tipo di cartello. Il Garmin mi segna 3342, ci siamo. Faccio una foto e inizio la discesa. Vedo in un punto alcune carcasse di macchine “cadute” sul dirupo. Ne conto 5. (Cerco anche le lapidi dei rispettivi guidatori senza trovarle…) 

Alla fine della discesa i km di strada brutta si sono rivelati quindi più di 30…ma ora sembra finita… no! mai cantare vittoria, in Tajikistan. Non lo farò fino a quando ne sarò uscito, domani. Ancora delle buche a sorpresa, e dei tratti con lavori in corso. Poi si passa al Tajikistan LATO B.

Dopo il passo cambia completamente il paesaggio, diventa più verde, l’orizzonte si espande: dopo giorni e giorni di alte montagne attorno a me, a pochi passi, si vede un orizzonte più lontano. Addirittura la fisionomia delle persone cambia! Sembrano più “orientali” qui… noto come le barriere naturali costituiscano davvero delle comunità “indipendenti”.

Tra le tante cose che mi vorrei fermare a vedere, che mi incuriosiscono, (ma che non mi posso fermare a vedere, altrimenti percorrerei 50km al giorno fermandomi 100 volte!!) ne noto una che non posso assolutamente perdermi: una lupa che allatta due bambini!!! ma…come??? ma dove sono arrivato? dicevano che tutte le strade portano a Roma…ma sarei un po’ distantino io qua da Roma!!! mi fermo, chiedo in qualche modo a dei turisti locali, che mi dicono che degli archeologi hanno trovato nelle montagne qui intorno delle incisioni(o dipinti) che narrano di questa leggenda…chiedo se si rifà alla lupa di Roma, ma mi dicono di no, che è una cosa locale. Eppure guardate la foto…

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E poi mi ritroverò a rivedere la stessa statua anche in centro a Khojand…mi informerò meglio su questa cosa…se sono dei “copioni” oppure se, come al solito, le leggende sono simili, in tutte le civiltà…

Ho fame, devio quindi dalla strada “principale” di pochi km e mi fermo a Istaravshan a mangiare qualcosa, mi fermo nel posto che mi sembra più “pulito” (e in questo mi rifaccio all’aspetto esteriore, che può contare come no…) è una specie di McDonalds però tajiko, ma così non rendo l’idea… diciamo che è un posto con servizio veloce, con il banco con la roba già pronta, non proprio un ristorante insomma… mangio con appetito, faccio 2 foto di numero al centro città e proseguo. Istaravshan è una città storica, che potrebbe anche meritare una giornata di visita, ma mi sembra molto caotica, e non molto “moderna”, non vedo hotel nella strada centrale (potrei anche fermarmi qui invece che andare a Khojand) ma decido di proseguire, Khojand è la seconda città tajika, la “capitale” del nord, dovrebbe dare sicuramente qualche servizio in più ai turisti…

Arrivo a Khojand, e per fortuna, e dico davvero per fortuna, che ho avuto il tempo per dividere in due tappe il tragitto da Dushanbe a Tashkent, perchè il confine con l’Uzbekistan non l’ho proprio visto segnalato, nonostante nella cartina sembri esserci uno stradone immenso.

La città non sembra gran chè, cerco un albergo, e faccio fatica; ne trovo uno che sembra in rovina, allora prendo la guida e cerco quello consigliato come migliore, che non è molto distante. Non lo individuo subito, chiedo ad una passante. Entro e mi sparano 50$. Chiedo info per altri posti meno costosi, poi propongo uno sconto, calano a 40$, io propongo 150 somoni (che sono poco meno) e accettano. Mi va bene perchè sono davvero stanco. Chiedo ovviamente un posto per la moto, ma mi dicono che devo lasciarla fuori, che però è sorvegliato. Insisto un po’, ma neanche tantissimo, e mi acconsentono di portare la moto nella hall :-)

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La sera esco per mangiare ancora qualcosina, e ho la prima “disavventura” con un tipo, un ragazzo, in borghese, che mi mostra un distintivo e mi chiede i documenti, proprio di fronte al ristorante dove stavo entrando. Gli do il passaporto e inizia a chiedermi perchè non ho la registrazione. Gli spiego che all’albergo a Dushanbe mi hanno detto che non serve, e che pure all’OVIR di Khorog mi hanno detto che non serve, ma questo inizia a fare storie, inizia a telefonare, mi trattiene. Io mi innervosisco, gli richiedo il distintivo, dice che non è in servizio ma che lo sarà tra 5 ore…insomma mi sono agitato ma alla fine mi ha lasciato andare…

Mangio, torno in albergo, nella “suite” che ho, che è praticamente un mini appartamento, e mi immergo in un sonno profondo, sono proprio ko.

lunedì 12 luglio 2010

Khalaikum-Kulyab-Dushanbe

394km – 12h di viaggio

Lunga e dura, 100km di paura, percorsi in 4 ore… ma sempre meglio della M41 a nord, da Dushanbe a Khorog via Tavildara…

Mi cacciano purtroppo dal locale, vi aggiorno quando arrivo a Tashkent, in teoria dopodomani. Ciao!

ПОМИР (Khorog-Pamir-Khorog)

10/07/2010  400km – 9h

Oggi è stata davvero una giornata lunghissima…

Son riuscito a fare tutto quello che avevo programmato, ma un po’ troppo di corsa…

Questa mattina sveglia presto, prima delle 7, per iniziare a snellire la moto da un po’ di valigie: infatti quest’oggi andrò un po’ avanti nel Pamir, ma poi tornerò indietro, perchè ormai la decisione di evitare il Kyrghyzstan è presa. Lascio quindi un po’ di valigie qua in camera, e la moto, con 30kg di peso in meno, è tutta un’altra cosa…

Colazione per le 7.20, che consiste in 4 uova “all’occhio di bue”, con pane, e the verde. Per le 8 andiamo (io e un nipote della padrona di casa, 18enne, gentile, che mastica 2 paroline di inglese) all’OVIR, per chiedere per la registrazione: qua non si capisce cosa si debba e cosa non si debba fare, perchè la guida dice una cosa (e cioè che è obbligatoria la registrazione) mentre in hotel a Dushanbe mi avevano detto che non serve… La gentile signora in carica all’ufficio registrazioni mi conferma che per visti turistici entro i 14 giorni non serve la registrazione. Bene. Mi conferma anche che dovrò lasciare il Tajikistan il 14 (cioè questo è un visto a date chiuse, e non con “finestra di ingresso” e poi validità X). Male.

Poi vado a cambiare la gomma posteriore da una specie di gommista che ha una macchina per stallonare le gomme che avrà almeno un secolo, e che quasi mi desfa il tallone della SIRAC per smontarmela… Sono lì che armeggiano per montare la T63 con delle leve che sembrano dei grandi scalpelli…mi permetto di dargli le mie leve, nuove Buzzetti prese prima di partire, ma non le sanno usare…quindi entro e gli dico un po’ come fare… alla fine rimonto la ruota, mi faccio mille pare se ho rimesso tutto correttamente, ma alla fine parto, purtroppo molto tardi…sono ormai le 11.

I primi 120km fino a Jelandy scorrono lisci come l’olio, due ore nette, media impensabile per il Tajikistan… poi, poco prima di arrivare al Passo, la strada diventa sterrata, a tratti sassosa a tratti sabbiosa compatta. E continua così per una settantina di km, quando decido di girarmi: ho raggiunto la valle di Alichur, quindi ho completamente sorpassato la prima vetta da 4000m, sono al centro del Pamir, sono esattamente 4 ore di viaggio, avevo deciso di girarmi dopo 4 ore perchè 8 ore di viaggio con queste strade sono più che abbastanza… Anche l’autonomia mi consiglia di girarmi: non ci sono distributori in questo deserto d’alta quota, la mia autonomia (compresa tanica supplementare) dovrebbe superare i 450km, ma meglio non verificare, e diciamo che 400 possono bastare…

Torno quindi indietro, con mio grande rammarico, perchè sarebbe stato mitico arrivare fino ad Osh… ma i ribelli Kyrghyzi non me la sento di affrontarli, anche se qua si sentono notizie che ormai dovrebbe essere tutto ok…

Nel tragitto di ritorno, trovo una moto, la prima moto incontrata in questo viaggio mi sa: è l’americano in KTM! quello di cui mi aveva parlato il ciclista tedesco trovato poco prima di Tavildara… Ha la targa del Montana, che essendo rettangolare ha attaccato lungo il parafango posteriore, ruotata di 90°. Ha imbarcato la moto in aereo, da New York a Monaco di Baviera, ed eccolo qua, in giro sul Pamir, destinazione Vladivostok via Mongolia. Ci scambiamo reciproci in bocca al lupo, facciamo due foto, e ci salutiamo.

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Ora avrei ancora migliaia di cose da raccontare, ma son stanco e vado in branda… ho provato a fare l’upload di un video e di una foto più volte, ma proprio non ne vuole sapere… Alla prossima connessione veloce quindi!

Ecco anche il video (ora sono a Dushanbe…)

sabato 10 luglio 2010

Kalaikhum-Khorog

09/07/2010 - 242km – 8h

oggi è stata dura, ma nulla in confronto di ieri.

Vi avevo promesso il video del passaggio di ieri sul ponte. Eccolo:

Poi ne avrei molti altri…e moltissime foto…ma questo per ora può bastare…

Oggi la strada è un po’ migliorata, infatti ho fatto la media dei 30 orari anzichè dei 15… però ci son stati due punti difficoltosi: un guado profondo 50cm, dove ho appoggiato la mia amabilia sx (la borsa in alluminio) in acqua…ma per fortuna c’erano dei baldi giovinotti ad aiutarmi… e poi un tratto con sabbia, dove io mi trovo malissimo causa l’enorme peso della moto…

ora sono a Khorog! ma vado a letto perchè son ko

buonanotte!

Chris

P.S. Michele e Nick, quando partite voi? Ma allora fate la Pamir Highway o no? vi consiglio si entrare in Turkmenistan da Howden-Bajgiran, perchè ho sentito racconti di perquisizioni rompiscatole fiscali a Seraks, mentre a me non han fatto aprire una cerniera!!! Se poi fate la Pamir Highway, non andate a Khorog per la M41 perchè c’è un ponte chiuso!!!     (…non per le moto…vedi video!)

giovedì 8 luglio 2010

Tavildara - Kalaikhum

90 km

Poca strada oggi ma quando vedrete i video capirete perchè solo 90 km in sei ore! Poco dopo la partenza ho dovuto attraversare il fiume che sto costeggiando da ieri, ma il ponte è chiuso!!! Così quattro operai che stanno lavorando sul ponte stesso caricano la mia Transalp su una passerella a picco sul fiume e l'ostacolo è superato, ma quanto tempo e... fatica. Poi proseguendo sulla solita "strada" in costante ascesa scavallo un passo ad oltre 3000 metri e poi comincia la discesa che mi porta a Kalaikhum dove dormirò stanotte. Al di là del fiume a soli cento metri l'Afganistan!!!!
(Immagine di repertorio aspettando una connessione decente)

mercoledì 7 luglio 2010

Dushanbe - Tavildara

210 km

Oggi poca strada ma di più non si poteva fare, i primi 100 km fino ad Obigarm la strada era in buone condizioni poi è diventata un disastro! L'asfalto è terminato e al suo posto una strada di sassi solcata da numerosi piccoli torrenti fortunatamente poco profondi, la velocità di percorrenza è giocoforza ridotta. Arrivato a Tavildara ho combiata la gomma anteriore con la Michelin T63 (gomma più adatta al fuoristrada) che mi portavo al seguito. Stanotte dormirò in ostello e adesso cena!

Pamir Highway

Un'immagine vale più di mille parole, Christian non entrerà in kirghizistan a causa del recente colpo di stato che ha destabilizzato il paese, percorrerà comunque la famosa Pamir Highway (Highway solo di nome in realtà è ben poco asfaltata!) fin dove vorrà/potrà per poi tornare indietro e rientrare in Uzbekistan.


Se guardate bene l'altezza dei passi che dovrà affrontare lo Stelvio al confronto vi sembrerà un cavalcavia! Forza Christian GoEast!