domenica 25 luglio 2010

Tashkent – Shymkent

venerdì 23 luglio – 270km (Pubblico adesso questo post che non era stato possibile postare prima)

Qui in Kazakistan non riesco a visualizzare il blog per cui non posso risponedre ai commenti... ma scriveteli comunque!

La mattina faccio fatica ad alzarmi, ero andato a letto tardi effettivamente… Faccio colazione, arriva Airat (che questa notte aveva dormito in città) e si unisce a me. Lo pago, mi dà la registrazione, da inserire nel passaporto, e un itinerario di viaggio che avrei in teoria seguito in Uzbekistan, timbrato e firmato, se per caso dovessero “rompere le scatole” in frontiera. Airat saluta: va a Fergana con il figlio, lo accompagna a giocare ad un torneo internazionale di tennis.

Parto tardi, sono le 11 ormai, saluto quasi con commozione Rasul, lo abbraccio, mi dice di scrivergli (mi aiuterà Maria a scrivergli in russo!). Faccio il pieno, anche se so che poi la benzina costerà meno di metà in Kazakistan, ma ho ancora molti Som uzbeki, e poi meglio avere sempre una buona autonomia.

La frontiera sarebbe a due passi, pochi km sopra casa di Airat, ma purtroppo è aperta solamente ai pedoni: nessun mezzo di trasporto vi può passare. Sarei quasi tentato di provare lo stesso, magari una moto…ma mi fido, e parto verso sud, direzione Chinoz. Purtroppo devo attraversare tutta la città, essendo la casa di Airat a nord, e c’è molto traffico. Usciti dalla città, c’è una bella autostrada (per i canoni uzbeki, non italiani…) che punta a Samarcanda, Bukhara, Termiz. Dopo una settantina di km c’è l’uscita per Yallamah, il posto di confine, che arriva dopo pochi km. Quì le cose si fanno lunghe: prima una lunga coda per la dichiarazione, in due copie, ma quando arrivo finalmente al poliziotto, mi dice che come conducente di un mezzo di trasporto dovevo andare in un altro ufficio…dove invece l’addetto è a pranzo… aspetto, e poi mi fanno ricompilare la dichiarazione, perché comunque l’altro poliziotto le aveva già timbrate entrambe… Non mi consegnano nulla, nessun pezzo di carta e nessun timbro, per il fatto di aver consegnato le dichiarazioni e le carte della moto… Vado quindi a far timbrare il passaporto (altra coda, ma mi fanno passare avanti…) e poi c’è l’ispezione della moto. Per fortuna non sono stati fiscali, mi hanno fatto aprire solo la borsa da serbatoio, e mi hanno chiesto cosa c’è in tutte le altre. Si son fidati, grazie ai soliti Marcello Lippi e Toto Cutugno!

Sono in terra di nessuno, dopo quasi 2 ore. Ora tocca al Kazakistan.

Vedo in frontiera, in senso opposto una serie di 7 moto, quasi tutti bmw; penso siano gli uzbeki, di ritorno dal lago Balkash, invece è un gruppo eterogeneo di: 1 australiano, 1 inglese, 1 messicano, 1 americano…partiti da Londra, con mezzo d’appoggio, arrivati qui via Russia. Faranno una scappatina a Samarcanda e Bukhara, poi riprenderanno la via russa, fino a Magadan, porto all’estremo oriente russo. E’ un viaggio organizzato, con mezzo d’appoggio. Scambio un po’ di chiacchiere, poi ci si saluta, magari ci si rivedrà più in là, chissà…

Il primo doganiere kazako fa una cappella mostruosa: mi timbra il visto kyrghyzo invece del kazako. E’ vero che i due visti sono identici, perchè fatti dalla stessa ambasciata, quello kyrghyzo ha solo un timbro in più, indicante appunto Kyrghyzstan. Oltre tutto mette il timbro proprio sull’ologramma traslucido, pertanto il timbro non è neppure leggibile, perchè l’inchiostro lì non prende… gli faccio notare la cosa, ma il tipo non capisce, ho dovuto insistere! Alla fine, dopo consulto con colleghi e attesa, mi timbra il visto kazako (gli faccio capire di non timbrarlo sull’ologramma) e sbarra il timbro sul visto kyrghyzo. Ovviamente se io dovessi entrare in Kyrghyzstan sarebbe un enorme problema, perchè col cavolo che lo riterrebbero valido un visto già timbrato…ma non mi pongo il problema, tanto non ci andrò. Ma io dico, questo è il loro lavoro, devono fare timbri sui passaporti, non possono farlo con un po’ più di professionalità? Passo poi ad un altro ufficio, dove compilo insieme all’addetto, molto gentile, la dichiarazione. Finalmente non serve dichiarare minuziosamente tutti i propri averi, come fatto finora (soldi in tutte le valute, apparecchiature elettroniche, etc.): entro i 10mila $ di beni si può omettere la dichiarazione. Bene! Chiedo se non serva una carta apposita per il mezzo di trasporto, come in tutti i Paesi finora, ma mi dicono di no. 3 ore e mezza ma ora sono salvo. Entro in Kazakistan. Cambio i restanti som uzbeki in tenge kazaki (e mi fregano col cambio) e i pochi sum tajiki (e mi strafregano, ma non ho alternative, anche insistendo…). Cambio anche 20 euro, il minimo per ogni evenienza, poi preleverò al bankomat: finalmente qui in Kazakistan ci sono i bancomat! era dalla Turchia che non ne vedevo, ed ero andato avanti a contanti! (sono infatti quasi a secco di dollari…)

Una piacevole sorpresa: il visto vale 30 giorni dall’ingresso! non era assolutamente chiaro, nè scontato: era così per il turkmenistan, e non era chiaro, avrebbe dovuto essere così per l’uzbekistan, e non lo è stato, non era così per il tajikistan (visto a date fisse) mentre qua adesso ho un mese a disposizione! i programmi dunque cambiano, i ritmi pure: dopo le corse fatte purtroppo in Iran (sarebbe stato bello visitarlo un po’ anzichè solo attraversarlo) e in Tajikistan… ho ora tutto il tempo che voglio per aspettare Ture!

Il Kazakistan ha un volto diverso dall’uzbekistan: è incredibile come a pochi km di distanza, aldilà di un cancello, il mondo cambi. Il paesaggio è più vasto e arido, la strada malmessa, anche se asfaltata. Le scritte sono diverse: l’alfabeto kazako è ancora diverso, è un casino, si avvicina al turko, molte lettere né cirilliche né latine. Di là c’erano i cartelli “chaykana” dove vendono il the, qui ci sono i cartelli “kofe” dove dei baracchini a bordo strada vendono caffè. Le macchine, completamente diverse: in uzbekistan monopolio daewoo (le auto straniere hanno altissime tasse di importazione, mentre c’è una fabbrica daewoo in o’zbekistan) mentre qua c’è un po’ di tutto. Vedo qualche cane randagio a bordo strada, e alcuni anche sulla strada, travolti dai camion…

Mi fermo a mangiare un plov nel primo paesino che incontro; non male, ma niente a che vedere con quello in centro a Tashkent. Si fermano anche i 3 norvegesi in jeep, quelli trovati in frontiera. Stanno andando al Lago d’Aral. Sono simpatici, e sanno bene l’inglese. Due di loro sono anche motociclisti, uno ha una gsx-r e l’altro una duke. Sono preoccupato perchè in frontiera non mi hanno lasciato nessun foglio specifico per la moto, quindi chiedo conferma, e anche per loro è stato lo stesso. Bene.

Proseguo per Shymkent, ma dopo un po’ vedo un cartello con scritto Tashkent 20. Ma come? se ho fatto 170km? accendo il gps, ed infatti sono a un passo da casa di Airat; cerco all’orizzonte la TV tower di Tashkent, alta 200m, che domina il panorama da ogni angolo della città, ma non la scorgo.

Proseguo, direzione nord; il sole dà fastidio, basso all’orizzonte (è una gran cosa andare a est, con il sole alle spalle la sera…). Qui il fuso è 1 ora più avanti, anche se siamo più a ovest… (mi sembra però più corretto questo) ormai è tardi quindi, sono le 20.30, ma arrivo a Shymkent, e cerco un albergo.

Chiedo in 3 posti, e scelgo il motel, il più economico, perché ho intenzione di fermarmi qua alcuni giorni, ma è in una buona posizione centrale, all’interno di un centro commerciale, e con un riparo sicuro per la moto. Faccio un affare: la camera è buona, spaziosa, pulita. I bagni in comune sono ad un passo dalla mia stanza, sono praticamente quasi a mia completa disposizione, e sono pulitissimi. Ho tv satellitare e clima in camera (alla tv satellitare fanno davvero di tutto, uno potrebbe perdersi 24h su 24 con cose sempre diverse…quasi conviene non averla, se non si riesce a “dominarla”…) Dove lo trovo un posto così per 21 euro al giorno con (abbondante) colazione inclusa??? Ora posso rilassarmi, perchè sono davvero molto stanco, la giornata di oggi mi ha provato, forse anche il cambio di ritmo dopo una settimana di stop…

Dopo la doccia cerco un posto per rifocillarmi: vado al Luna Park, abbastanza grande (c’è la nave dei pirati, affollatissima, ci sono scivoli per i bimbi e varie altre attrazioni), ma i baracchini che vendono shashlik (gli spiedini) non mi ispirano; mi dirigo quindi verso un locale, dove ordino la cena. Si avvicinano al mio tavolo dei ragazzi, molto simpatici; prima uno, poi due, tre, quattro, tra cui il proprietario del locale. Tra di loro ce n’è uno che parla inglese, lo mastica un po’ almeno; poi con gli altri usiamo reciprocamente il mio dizionario russo-italiano. Mi chiedono del mio viaggio, mi chiedono perché lo sto facendo; mi chiedono anche loro ovviamente se sono sposato, e perché no. A entrambe le domande ho difficoltà a rispondere…

Chiedo info su dei posti da visitare qua intorno, su quale sia la miglior compagnia telefonica, etc. Uno di loro, quello che sa l’inglese, fa il cantante, di professione, ci scambiamo i numeri, lo chiamerò e mi farà sentite il suo disco. Domenica andrà col suo gruppo ad iniziare a “girare” la colonna sonora di un film per bambini kazako. Il proprietario del locale mi offre una coppa di frutta e gelato. Bene! Poi però saluto, sia perché fumano da un’ora al mio tavolo, e non respiro più, sia perché sto per crollare dal sonno…

Il Kazakistan mi ha finora accolto molto positivamente.

1 commento:

  1. E' sempre più piacevole e coinvolgente leggere i resoconti del viaggio, sembra quasi una scampagnata. Buona continuazione.
    Stefano centoallora

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