domenica 18 luglio 2010

Toshkent

15/07/2010

(in russo, e quindi penso anche in uzbeko, le “o” su cui non cade l’accento della parola si leggono “a”…)

Signore e Signori, la missione Go-East se ne va in vacanza!

Ne ho proprio bisogno, devo recuperare energie, mi sento debole. Ne ho davvero spese molte in Tajikistan, specie negli ultimi giorni, quando le forze erano contate causa dissenteria che mi stava debilitando, e dovevo comunque trovarne da qualche parte perchè le ore del visto erano contate, e avevo molta strada da fare.

Quindi ora mi prendo una settimana di vacanza qua a Tashkent!!!

Ah, prima vi devo raccontare com’è andata all’Hotel Expo: alla mattina vado a prendere la moto, e la trovo pulita…ma come? ma se era lurida!?!?

I ragazzi del ristorante l’hanno tutta pulita, ma come, con gli straccetti? mica hanno potuto usare la canna dell’acqua! da un certo punto di vista non mi va che abbiano messo le mani sulla moto, ma…tutto sommato…cosa vuoi che ci abbiano fatto?…hanno pulito pure le gomme di scorta!!! incredibile… ovvio, si vede che gli manca la pulitina con la lancia, motore, telaio, etc. ma va più che bene!

Vogliono attaccare l’adesivo dell’hotel sulle borse, glielo concedo; mi dicono che il direttore mi vuole conoscere, che sono onorati che una persona importante come me sia andata nel loro piccolo hotel, mi traducono quello che dice il direttore: dice che mi hanno fatto vedere alla tv, un piccolo servizio in un programma di Tashkent, che parla di me che vado dall’italia al giappone in moto, e che ora sono a Tashkent, mi dicono che mi conoscono tutti qua, che sono famoso…ma che sia vero? ma stanno parlando di me?… mah…

Fatto sta che vogliono scattare foto con me, che mi regalano dell’acqua (dove me le metto due bottiglie da un litro e mezzo?!?) e che mi regalano pure una statuetta uzbeka…e questa dove la porto?…la metto nella borsa da serbatoio, poi vedremo… Ma io dico, fatemi uno sconto, e io rimango qua!!! (ah no, non c’è internet… no no)

Il direttore mi da pure l’indicazione dell’Hotel di Nagoya, in Giappone, dove lavora suo figlio!!!

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Ebbene sì, ora mi trovo a casa di Airat, il simpaticissimo e gentilissimo proprietario dell’agenzia che mi ha procurato la Lettera di Invito per avere il secondo visto Uzbeko. Sono stato da lui per pagarlo e per chiedergli aiuto per trovare una sistemazione per qualche giorno, visto che gli alberghi sono molto più cari, purtroppo, di quanto è indicato nella guida… Lui e il suo aiutante Alex hanno telefonato in qualche albergo: uno con camere con bagno privato questa settimana è pieno, e quelli con bagno in comune li vorrei evitare io, visto che mi devo fermare qualche giorno… Altri sono molto costosi… Nel frattempo io gli faccio i complimenti per l’appartamento, arredato davvero bene, accogliente, caloroso, bello! nonostante dal di fuori sembra che il condominio sia davvero pessimo… gira e rigira mi propone di stare a casa sua, ad una cifra quasi a livello di albergo (di bassa categoria: 30$) ma ad ottime condizioni: la sua villa di campagna si trova a nord della città, a 5km circa, ma ho la mia stanza privata, con bagno, il tutto abbastanza in ordine anche se non pulitissimo, si sta bene.

La villa è sulla sommità di una piccola collina, si raggiunge passando per alcuni vicoli stretti e polverosi, tra catapecchie e alta vegetazione. E pensate, dispone di piscina e sauna!

Non aspettatevi finiture all’italiana: i dettagli sono scadenti, c’è una facciata della casa strabella, e l’altra cadente, una stanza ok, un’altra un po’ meno, l’acqua della piscina è verde, per intenderci… ma in complesso la sistemazione è davvero ottima.

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Sono molto scomodo dalla città, ma Airat va a lavoro alla mattina (con calma…) e torna alla sera, e mi può dare un passaggio andata e ritorno in macchina, quindi ho anche il mio collegamento con la città. Direi che la sistemazione è ottima per rilassarmi un po’, recuperare le energie, lavare un po’ di roba (non ho più neanche una maglietta e un paio di mutande puliti ormai!), e fare un check alla moto, anche perchè da qui in avanti non troverò molta grossa civilizzazione… Pensavo infatti di fare qui il cambio olio alla moto, anche se forse non sono ancora a metà viaggio, ho già percorso quasi 10.000km (9900 per la precisione), ed è ora, per quanto l’olio che mi ha dato Max sia ottimo. E poi qui ho un po’ di tempo insomma, e probabilmente in una grande città riesco anche a trovare un olio decente…magari in Russia poi chissà cosa trovo…

16/07/2010

Oggi quindi, venerdì, vengo in città con Airat, chiamo mio fratello a casa collegandomi via wi-fi di sfrodo dalla hall di un albergo, e poi vado finalmente a mangiare il plov, quel magico miscuglio di carne e riso, che gli uzbeki dicono pure essere afrodisiaco (e che me serve qua a me?!?) che da tanto volevo assaggiare, e che non ci sono ancora riuscito. Vado in quello che la guida chiama “central asia plov center” ma che poi scopro non chiamarsi più così. E’ davvero buono. E’ tipo una paella, per capirci, ma è diverso, sia come gusto che come apparenza, non ha lo zafferano, non è giallo, è riso carne e verdure, proprio buono. Ed è qui che incontro Oltinboy, un simpatico Uzbeko che parla ottimo inglese, in compagnia del quale (e del fratello del Capo della sua Azienda) passerò poi tutto il pomeriggio, tra giardino giapponese (che sia di buon auspicio!) funicolare dell’aquapark, e il suo ufficio, dove finalmente con l’aria condizionata si trova un po’ di respiro dal caldo asfissiante che c’è qua oggi, e da dove riesco a chiamare casa con skype.

Questa sera sono ospite da amici di Airat, ci saranno anche rappresentanti diplomatici di ambasciate mi ha detto (e io sono vestito con indumenti puzzolenti ormai…) e mi ha detto che potrò parlare loro del mio viaggio e mostrare loro delle foto, che sono molto curiosi… vi racconterò come andrà!

Buona serata e Buon 52 ore a tutti!!!

Khojand-Tashkent

14/07/2010  200km

Sembrava che la tappa di oggi dovesse essere una passeggiata… una sorta di “passerella finale” come era l’ultima tappa del Giro a Milano. E invece…

Immaginatevi di essere a Trieste e di dover andare in Slovenia, e che non ci sia nessun segnale stradale che indichi Slovenia, o Lubijana… Cosa fate, iniziate a chiedere in giro, no?

Vuoi vedere che nessuno sa indicarmi la direzione per l’Uzbekistan? o per Tashkent? Dovreste vedere le facce stralunate di alcune persone a cui ho chiesto, proprio come se avessi chiesto indicazioni per la luna…come se non avessero mai sentito quei nomi…eppure non mi sembra che possano avere pronuncia così ambigua… Dopo un po’ qualche ragazzo mi indirizza nella direzione corretta, e un paio di tassisti mi danno la dritta finale; io continuo però a chiedere, ad ogni svolta, nonostante sembri ormai “chiara” la strada (pur sempre senza cartelli…), per sicurezza…

E’ curioso come ben 3 ragazzi a cui ho chiesto informazioni mi indicassero di svoltare a sinistra dicendo "destra” (“prava”), al che io chiedevo conferma, e si correggevano… ma guarda te se mi tocca anche questa…ma legatevi un fazzoletto sulla mano destra per favore!

Mi ritrovo quindi in una superstrada, deserto a destra e deserto a sinistra, con tanto di casello di ingresso, dove chiedo ai casellanti informazioni sulla distanza della frontiera: mi dicono circa 17km, ma non mi fido…e infatti… io continuo e continuo, i km scorrono, ma non si vede nulla, nessun cartello, e neppure traffico pesante, solo qualche macchina. Ma dove porta questa strada? Nel Garmin ovviamente non c’è, ma sembra questa strada che porta a nord, questa che c’è qui nella cartina, dove non è indicata nessuna frontiera, ma che invece sembra proprio portare alla frontiera indicata nella guida…

Ogni 10km io chiedo e mi confermano che la frontiera c’è, e infatti dopo circa 100km c’è davvero, d’improvviso, solita oasi nel deserto. Mi sento tranquillo, ora posso finalmente uscire dal Tajikistan, dopo 10giorni. Oggi è l’ultimo giorno disponibile dal Visto. Ho corso come un pazzo per rispettare questo visto, e vedere comunque un pezzetto di Pamir… Devo dire che sono stato fortunato, che è andato tutto bene, che soprattutto non è mai piovuto… Ok dai, un paio di formalità in frontiera, e poi sono “salvo”, finalmente potrò riposarmi un po’ a Tashkent… Posso salutare il tricolore tajiko (che sembra la bandiera italiana ruotata di 90°) che mi ha accompagnato per tutti questi giorni, perchè di bandiere ce ne sono davvero dappertutto, in ogni paesino, in molti ponti, negli edifici pubblici: anche dove le strade fanno schifo e le case cadono a pezzi, le bandiere tricolori tajike garriscono, nuove (non come quei brandelli che si vedono a volte in Italia…).

Mannaggia a me che avevo da poco dichiarato che non mi avevano mai fatto aprire manco una cerniera delle borse alle frontiere… Alla frontiera Tajika mi hanno fatto togliere tutti i bagagli, e li hanno ispezionati a mano… Perdita di tempo e stress… ok, rimonta tutto, qualche centinaio di metri, ed ecco il cancello dell’Uzbekistan. Chiuso. Un sacco di persone che aspettano fuori, in piedi, ferme, sotto il sole. Che succede?

Un ragazzo che mastica un po’ di italiano (ha lavorato un mese in italia) mi dice di chiedere di passare avanti, come turista… Lo dico anche agli americani, un gruppo di 6 americani che sono appena stati lasciati dalla guida tajika, e che troveranno la guida uzbeka aldilà della frontiera, ma che ora sono in “terra di nessuno”, soli… Si prova a passare quindi tutti assieme, ma nulla… Aspettiamo sotto il sole cocente per più di un’ora…

Gli agenti uzbeki non sono mossi a compassione da nulla, né dai bambini che piangono, né da uno degli americani, circa settantenne, che lamentava difficoltà fisiche; sono lì che si rigirano i pollici e dicono che c’è coda, dall’altra parte, nell’edificio successivo…

Ad un certo punto dicono a me, quello con la moto, di passare. Per primo, che culo! passo però solo avanti alla “casella” successiva, infatti all’edificio successivo devo fare 4 passaggi in 4 “uffici” diversi, che non vi sto qui a descrivere minuziosamente (dichiarazione, timbro passaporto, carta di transito per la moto, altra registrazione per la moto) e poi noooo…scatta di nuovo la perquisizione dei bagagli, qui ancor più minuziosa: tutte le valigie al metal detector, poi aperte una ad una da un funzionario curioso che mi chiedeva info su tutto! e che voleva gli regalassi ogni cosa… e poi, dulcis in fundo, arriva “l’unità cinofila”, che si annusa tutto, bagagli e moto…che stress…

Mi sa che sono ormai passate 4 ore dal mio arrivo in frontiera, ma ora sono fuori!!! non ce la faccio veramente più, stavo proprio per perdere la pazienza… Appena uscito cerco dell’acqua, perchè la mia ha ormai raggiunto la temperatura ambiente (40 gradi…) e vi assicuro che l’ho bevuta lo stesso, in frontiera, piuttosto che morire disidratato, è andata benissimo… Cambio dei dollari, e sono sorpreso dal cambio a 2150 som/$ (contro i 1600 che mi cambiarono a Bukhara e Samarkanda…); scoprirò poi a Tashkent dell’esistenza del “mercato nero”, che cambia a circa 2200…

La polizia mi vuole fermare, ma per curiosità, per fare due chiacchiere…ma io non ho tempo da perdere!!! vado un po’ avanti, verso Tashkent, mi mancano 100 (“sto”) km. Ho fame, mi fermo e mangio i biscotti che mi sono rimasti, in un solito posto dove non c’è nessuno, ma dove come al solito si ferma subito poco dopo qualcuno…le domande sono sempre le stesse ormai (dedicherò un post apposito a questo…) e la mia pazienza è ai ferri corti… riparto e vado avanti, ma ora si presenta il problema benzina: sembra che, come quella volta a Samarcanda, i distributori siano tutti chiusi. Ma non è domenica, e non è neanche poi così tardi nel pomeriggio. Come mai? quelli aperti hanno solo la “80”… decido di andare avanti, anche se in riserva, perchè di autonomia comunque ne ho ancora un po’, e faccio la 80 solo in caso estremo; mi sto avvicinando ad una grossa città, vuoi proprio vedere che… e infatti, per fortuna o per perseveranza, alla fine ho trovato un distributore, che non solo aveva la 91, ma pure la 95… solita richiesta in litri (e non in denaro) e anche questa è fatta.

Continuo il mio avvicinamento alla capitale, ma ad un certo punto la fame mi assale, e trovo un posticino dove stanno cucinando Shashlik a bordo strada. Non è male, mi fermo e mangio due ottimi spiedini di carne, che alla fine pago neanche 2 dollari… Tanto ormai mancano solo 30km, anche se la strada non è proprio un biliardo e sono le 6 di sera, sembra ormai fatta…

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Arrivo finalmente a Tashkent, ma trovare il centro è un’odissea: la cartografia come al solito mi aiuta solo parzialmente, i segnali stradali sono inesistenti, devo quindi chiedere, come sempre…

Chiedo in un paio di Hotel, che sparano cifre esorbitanti (160$!!!) mi faccio indicare un hotel economico, che fatico a trovare e che mi spara 60$…mi faccio indicare un posto più economico, poi lancio la mia proposta di 40$, chiedono al direttore e accettano.

Passo quindi la notte all’Hotel Expo, dietro la Fiera di Tashkent, che è in posizione centralissima. La camera è ottima, il bagno mi sa il migliore trovato dall’inizio del viaggio. Peccato per il wi-fi, che c’è, ma la connessione internet chissà come mai no. Mi fanno usare il pc della reception, ma è il pc più lento che abbia mai usato in vita mia, più lento del vecchio pentium 100 che mi aveva “prestato” cobra, si digitava una lettera, un solo tasto intendo, e si dovevano aspettare alcuni secondi perchè comparisse a video… riesco a mandare un’email in mezzora, quindi desisto e vado a letto.

Non prima però di trovare una sistemazione per la moto: sono stupefatto che, nonostante entrambe le vie di accesso al parco fiera siano sorvegliate da guardie, mi dicano che non è sicuro lasciare la moto fuori di notte. Mi invitano a metterla nella hall, come al solito, ma questa volta la rampa di gradini non è “solo” da 4, come a Khojand, ma da una decina…e pure in “curva”… non si può, non ci provo neanche…loro pensano che la moto pesi 50kg… alla fine me la fanno mettere in ristorante, entrando dall’ingresso posteriore… e vi racconterò nel post di domani quale piacevole sorpresa troverò l’indomani mattina…

venerdì 16 luglio 2010

Dushanbe-Khojand

M34  13-07-2010  km 330

Doveva essere una tappa per lo più tranquilla quella di oggi, con il tunnel e poco più. Almeno questo era quello che pensavo, e che sembrava dalla cartina, e invece…

Ho imparato che in Tajikistan non puoi mai calcolare i tempi di percorrenza. “Neanche in Italia” dirà qualcuno (ed è vero), ma ora vi spiego il perché qua è così.

Parto da Dushanbe circa alle 10, e non sono nel pieno delle forze perchè sono giorni e giorni che “sfacchino”… comunque l’obiettivo di oggi è Khojand, per avvicinarsi quanto più possibile a Tashkent, prima dell’uscita di domani dal Tajikistan. Ovviamente per trovare la direzione giusta in uscita dalla città ci impiego una ventina di minuti, pure con il Garmin acceso (che però mi dà poche più informazioni di una bussola, vista la cartografia di queste zone…)

Per arrivare a Varzob c’è l’autostrada (non mi fanno pagare), che di fatto è una semplice strada a singola carreggiata, ma in ottime condizioni. Noto e ricordo alcuni particolari della strada, che avevo già percorso in senso opposto meno di una decina di giorni fa. Devo fermarmi a riposare presto, non sono in gran forma infatti. Mi sdraio mezz’oretta vicino alla riva del fiume e poi riparto. Mi avvicino al tunnel, so quello che mi aspetta dal momento che l’ho già percorso, ma ora sono in tensione, influenzato dai commenti sentiti: Christian, il ciclista di origine tedesca ma cresciuto in Inghilterra, incontrato poco prima di Tavildara, mi aveva detto che lui lo aveva evitato, facendo l’Anzob Pass (pericolosissimo), perchè in bici è improponibile, e perchè aveva sentito di quelle storie assurde su quel tunnel… Poi anche Sarah, la ragazza americana incontrata in “ostello” a Tavildara (è qui in Tajikistan per tre mesi, fa parte di una missione umanitaria, per un’associazione non governativa: Mercy Corps), mi aveva spaventato chiamandolo “Tunnel of the death”…

Il tunnel arriva, prima del previsto, e improvvisamente: ti ci catapulti dentro da una strada discreta, e ti ritrovi in quello che sembra il tunnel verso l’inferno. All’inizio, per un paio di km, è completamente buio, e ti ci vuole un po’ ad abituarti con la vista…per fortuna in fondo vedo le luci posteriori della macchina che mi precede. L’asfalto è pessimo, molte buche, piene d’acqua. L’aerazione è disastrosa. Procedo in prima, facendo attenzione. La seconda parte del tunnel è “illuminata”, con un punto luce ogni 200m circa. La macchina che mi precede adesso invece non ha le posizioni posteriori funzionanti, e continua a rallentare, quasi fermandosi in molti punti, cosa che per me è davvero un problema (fermarmi), quindi sono costretto a superarla, e poi procedo “tranquillo” fino alla fine; un paio di buche profonde e sono fuori. Verifico che sono più di 5km di tunnel, percorsi in quasi venti minuti… Non ho fatto video o foto, non ci tengo proprio. All’interno del tunnel comunque, in molti punti, c’erano ai bordi della strada molti operai, a piedi…non commento su queste condizioni di lavoro…

Bene, ora la strada prosegue senza infamia e senza lode fino ad Ayni, paese che non offre più di tanto. Ho fame, ma decido di andare avanti, perchè non so cosa mi aspetta ancora, e sono già le 13 passate…

Sono nel punto di incrocio del mio tragitto, da qui ero giunto da Ovest, da Samarcanda via Pendjikent, e di qua invece andrò ora, verso Nord.

Ora mi ritrovo con la cartina della Reise che mi indica una strada drittissima che porta fino a Shakhristan, mentre la guida della Lonely che indica un passo da 3378m. La cosa mi puzza, ormai dal Tajikistan mi aspetto di tutto… Mi fermo a chiedere a un paio di poliziotti (anzi, mi fermano loro, più per curiosità che per far controlli, ma adotto la “tattica” dell’attacco, chiedendo io prima che chiedano loro…spesso funziona…) Chiedo quanta strada c’è per Khojand, e com’è la strada. Mi rispondono che mancano 200km, e che la strada è ottima. “Come questa”, mi indicano a gesti (ed era effettivamente ottima quella dove mi trovavo…). Ora, o mi volevano prendere in giro, oppure è sottinteso che è ottima eccetto a cavallo di un passo da 3000m…

Mi fermo poco dopo, quando inizia la salita (e ho quindi capito che il passo, purtroppo, c’è…) in una specie di paesino, con case fatte di mattoni di fango; scatto un paio di foto, faccio una Polaroid a due bimbe che corrono felici a mostrarla a mamma e papà, che lavorano in un posto dove intuisco che sistemano le gomme (c’è scritto “vulcanizatija”). Mi ringraziano felici anche loro per la foto donata, e io ne approfitto per chiedere di nuovo delle condizioni della strada. Il papà mi dice che ci sono una ventina di km di strada brutta in corrispondenza del passo, e che poi è ottima fino a Khojand. Già le cose sono cambiate, ma mi sembra che sia un’informazione più affidabile. Alla fin fine non cambia niente, che io sappia o meno com’è la strada, tanto è quella che devo fare, punto. Però io chiedo sempre, è diverso sapere cosa ti aspetta. Anche se le informazioni sono spesso poco attendibili, si chiede a molti, si filtra un po’ e ci si fa un’idea.

Tanto per cominciare, appena iniziata la salita, quando sta anche iniziando a piovere, c’è un tratto di strada franata (il pericolo di frane qua in Tajikistan è altissimo, ovunque: sia che ti frani qualcosa in testa, sia che ti frani la strada di sotto…) e pertanto c’è una pala cingolata Volvo che sta caricando il materiale franato su dei camion, e nel frattempo il traffico è bloccato, in entrambi i sensi. Dopo un quarto d’ora si riparte, e la strada diventa una vera e propria strada tajika degna di questo nome: un disastro. Così fino al passo, che ovviamente non è segnalato da nessun tipo di cartello. Il Garmin mi segna 3342, ci siamo. Faccio una foto e inizio la discesa. Vedo in un punto alcune carcasse di macchine “cadute” sul dirupo. Ne conto 5. (Cerco anche le lapidi dei rispettivi guidatori senza trovarle…) 

Alla fine della discesa i km di strada brutta si sono rivelati quindi più di 30…ma ora sembra finita… no! mai cantare vittoria, in Tajikistan. Non lo farò fino a quando ne sarò uscito, domani. Ancora delle buche a sorpresa, e dei tratti con lavori in corso. Poi si passa al Tajikistan LATO B.

Dopo il passo cambia completamente il paesaggio, diventa più verde, l’orizzonte si espande: dopo giorni e giorni di alte montagne attorno a me, a pochi passi, si vede un orizzonte più lontano. Addirittura la fisionomia delle persone cambia! Sembrano più “orientali” qui… noto come le barriere naturali costituiscano davvero delle comunità “indipendenti”.

Tra le tante cose che mi vorrei fermare a vedere, che mi incuriosiscono, (ma che non mi posso fermare a vedere, altrimenti percorrerei 50km al giorno fermandomi 100 volte!!) ne noto una che non posso assolutamente perdermi: una lupa che allatta due bambini!!! ma…come??? ma dove sono arrivato? dicevano che tutte le strade portano a Roma…ma sarei un po’ distantino io qua da Roma!!! mi fermo, chiedo in qualche modo a dei turisti locali, che mi dicono che degli archeologi hanno trovato nelle montagne qui intorno delle incisioni(o dipinti) che narrano di questa leggenda…chiedo se si rifà alla lupa di Roma, ma mi dicono di no, che è una cosa locale. Eppure guardate la foto…

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E poi mi ritroverò a rivedere la stessa statua anche in centro a Khojand…mi informerò meglio su questa cosa…se sono dei “copioni” oppure se, come al solito, le leggende sono simili, in tutte le civiltà…

Ho fame, devio quindi dalla strada “principale” di pochi km e mi fermo a Istaravshan a mangiare qualcosa, mi fermo nel posto che mi sembra più “pulito” (e in questo mi rifaccio all’aspetto esteriore, che può contare come no…) è una specie di McDonalds però tajiko, ma così non rendo l’idea… diciamo che è un posto con servizio veloce, con il banco con la roba già pronta, non proprio un ristorante insomma… mangio con appetito, faccio 2 foto di numero al centro città e proseguo. Istaravshan è una città storica, che potrebbe anche meritare una giornata di visita, ma mi sembra molto caotica, e non molto “moderna”, non vedo hotel nella strada centrale (potrei anche fermarmi qui invece che andare a Khojand) ma decido di proseguire, Khojand è la seconda città tajika, la “capitale” del nord, dovrebbe dare sicuramente qualche servizio in più ai turisti…

Arrivo a Khojand, e per fortuna, e dico davvero per fortuna, che ho avuto il tempo per dividere in due tappe il tragitto da Dushanbe a Tashkent, perchè il confine con l’Uzbekistan non l’ho proprio visto segnalato, nonostante nella cartina sembri esserci uno stradone immenso.

La città non sembra gran chè, cerco un albergo, e faccio fatica; ne trovo uno che sembra in rovina, allora prendo la guida e cerco quello consigliato come migliore, che non è molto distante. Non lo individuo subito, chiedo ad una passante. Entro e mi sparano 50$. Chiedo info per altri posti meno costosi, poi propongo uno sconto, calano a 40$, io propongo 150 somoni (che sono poco meno) e accettano. Mi va bene perchè sono davvero stanco. Chiedo ovviamente un posto per la moto, ma mi dicono che devo lasciarla fuori, che però è sorvegliato. Insisto un po’, ma neanche tantissimo, e mi acconsentono di portare la moto nella hall :-)

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La sera esco per mangiare ancora qualcosina, e ho la prima “disavventura” con un tipo, un ragazzo, in borghese, che mi mostra un distintivo e mi chiede i documenti, proprio di fronte al ristorante dove stavo entrando. Gli do il passaporto e inizia a chiedermi perchè non ho la registrazione. Gli spiego che all’albergo a Dushanbe mi hanno detto che non serve, e che pure all’OVIR di Khorog mi hanno detto che non serve, ma questo inizia a fare storie, inizia a telefonare, mi trattiene. Io mi innervosisco, gli richiedo il distintivo, dice che non è in servizio ma che lo sarà tra 5 ore…insomma mi sono agitato ma alla fine mi ha lasciato andare…

Mangio, torno in albergo, nella “suite” che ho, che è praticamente un mini appartamento, e mi immergo in un sonno profondo, sono proprio ko.

lunedì 12 luglio 2010

Khalaikum-Kulyab-Dushanbe

394km – 12h di viaggio

Lunga e dura, 100km di paura, percorsi in 4 ore… ma sempre meglio della M41 a nord, da Dushanbe a Khorog via Tavildara…

Mi cacciano purtroppo dal locale, vi aggiorno quando arrivo a Tashkent, in teoria dopodomani. Ciao!

ПОМИР (Khorog-Pamir-Khorog)

10/07/2010  400km – 9h

Oggi è stata davvero una giornata lunghissima…

Son riuscito a fare tutto quello che avevo programmato, ma un po’ troppo di corsa…

Questa mattina sveglia presto, prima delle 7, per iniziare a snellire la moto da un po’ di valigie: infatti quest’oggi andrò un po’ avanti nel Pamir, ma poi tornerò indietro, perchè ormai la decisione di evitare il Kyrghyzstan è presa. Lascio quindi un po’ di valigie qua in camera, e la moto, con 30kg di peso in meno, è tutta un’altra cosa…

Colazione per le 7.20, che consiste in 4 uova “all’occhio di bue”, con pane, e the verde. Per le 8 andiamo (io e un nipote della padrona di casa, 18enne, gentile, che mastica 2 paroline di inglese) all’OVIR, per chiedere per la registrazione: qua non si capisce cosa si debba e cosa non si debba fare, perchè la guida dice una cosa (e cioè che è obbligatoria la registrazione) mentre in hotel a Dushanbe mi avevano detto che non serve… La gentile signora in carica all’ufficio registrazioni mi conferma che per visti turistici entro i 14 giorni non serve la registrazione. Bene. Mi conferma anche che dovrò lasciare il Tajikistan il 14 (cioè questo è un visto a date chiuse, e non con “finestra di ingresso” e poi validità X). Male.

Poi vado a cambiare la gomma posteriore da una specie di gommista che ha una macchina per stallonare le gomme che avrà almeno un secolo, e che quasi mi desfa il tallone della SIRAC per smontarmela… Sono lì che armeggiano per montare la T63 con delle leve che sembrano dei grandi scalpelli…mi permetto di dargli le mie leve, nuove Buzzetti prese prima di partire, ma non le sanno usare…quindi entro e gli dico un po’ come fare… alla fine rimonto la ruota, mi faccio mille pare se ho rimesso tutto correttamente, ma alla fine parto, purtroppo molto tardi…sono ormai le 11.

I primi 120km fino a Jelandy scorrono lisci come l’olio, due ore nette, media impensabile per il Tajikistan… poi, poco prima di arrivare al Passo, la strada diventa sterrata, a tratti sassosa a tratti sabbiosa compatta. E continua così per una settantina di km, quando decido di girarmi: ho raggiunto la valle di Alichur, quindi ho completamente sorpassato la prima vetta da 4000m, sono al centro del Pamir, sono esattamente 4 ore di viaggio, avevo deciso di girarmi dopo 4 ore perchè 8 ore di viaggio con queste strade sono più che abbastanza… Anche l’autonomia mi consiglia di girarmi: non ci sono distributori in questo deserto d’alta quota, la mia autonomia (compresa tanica supplementare) dovrebbe superare i 450km, ma meglio non verificare, e diciamo che 400 possono bastare…

Torno quindi indietro, con mio grande rammarico, perchè sarebbe stato mitico arrivare fino ad Osh… ma i ribelli Kyrghyzi non me la sento di affrontarli, anche se qua si sentono notizie che ormai dovrebbe essere tutto ok…

Nel tragitto di ritorno, trovo una moto, la prima moto incontrata in questo viaggio mi sa: è l’americano in KTM! quello di cui mi aveva parlato il ciclista tedesco trovato poco prima di Tavildara… Ha la targa del Montana, che essendo rettangolare ha attaccato lungo il parafango posteriore, ruotata di 90°. Ha imbarcato la moto in aereo, da New York a Monaco di Baviera, ed eccolo qua, in giro sul Pamir, destinazione Vladivostok via Mongolia. Ci scambiamo reciproci in bocca al lupo, facciamo due foto, e ci salutiamo.

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Ora avrei ancora migliaia di cose da raccontare, ma son stanco e vado in branda… ho provato a fare l’upload di un video e di una foto più volte, ma proprio non ne vuole sapere… Alla prossima connessione veloce quindi!

Ecco anche il video (ora sono a Dushanbe…)

sabato 10 luglio 2010

Kalaikhum-Khorog

09/07/2010 - 242km – 8h

oggi è stata dura, ma nulla in confronto di ieri.

Vi avevo promesso il video del passaggio di ieri sul ponte. Eccolo:

Poi ne avrei molti altri…e moltissime foto…ma questo per ora può bastare…

Oggi la strada è un po’ migliorata, infatti ho fatto la media dei 30 orari anzichè dei 15… però ci son stati due punti difficoltosi: un guado profondo 50cm, dove ho appoggiato la mia amabilia sx (la borsa in alluminio) in acqua…ma per fortuna c’erano dei baldi giovinotti ad aiutarmi… e poi un tratto con sabbia, dove io mi trovo malissimo causa l’enorme peso della moto…

ora sono a Khorog! ma vado a letto perchè son ko

buonanotte!

Chris

P.S. Michele e Nick, quando partite voi? Ma allora fate la Pamir Highway o no? vi consiglio si entrare in Turkmenistan da Howden-Bajgiran, perchè ho sentito racconti di perquisizioni rompiscatole fiscali a Seraks, mentre a me non han fatto aprire una cerniera!!! Se poi fate la Pamir Highway, non andate a Khorog per la M41 perchè c’è un ponte chiuso!!!     (…non per le moto…vedi video!)

giovedì 8 luglio 2010

Tavildara - Kalaikhum

90 km

Poca strada oggi ma quando vedrete i video capirete perchè solo 90 km in sei ore! Poco dopo la partenza ho dovuto attraversare il fiume che sto costeggiando da ieri, ma il ponte è chiuso!!! Così quattro operai che stanno lavorando sul ponte stesso caricano la mia Transalp su una passerella a picco sul fiume e l'ostacolo è superato, ma quanto tempo e... fatica. Poi proseguendo sulla solita "strada" in costante ascesa scavallo un passo ad oltre 3000 metri e poi comincia la discesa che mi porta a Kalaikhum dove dormirò stanotte. Al di là del fiume a soli cento metri l'Afganistan!!!!
(Immagine di repertorio aspettando una connessione decente)