venerdì 30 luglio 2010

Almaty

Saluti a tutti, la situazione è la seguente: il mio visto Kazako scade il 6 agosto, non è vero che vale un mese dall’ingresso, quel gentile doganiere mi aveva illuso…

Quindi ora le soluzioni possibili sono tre:

1) me ne vado di corsa dal Kazakistan, il tempo c’è, anche se devo fare di corsa. Non visito quasi nulla, mi perdo lo Sharyn canyon, ma partendo lunedì mattina, entro il 6 sono fuori. Questa soluzione però non mi piace, perché vorrei fare le cose con calma, e poi vorrei aspettare Ture: è partito ieri da Teheran, oggi in teoria dovrebbe essere entrato in Turkmenistan, e ha programmato di essere ad Almaty l’8 agosto; sarebbe bello aspettarlo qua e andare avanti assieme.

2) estendo il visto kazako: il problema è che non è possibile! Sia alcune agenzie, che la stessa polizia mi dicono che non è possibile estendere il visto, a meno di gravi condizioni di salute. Un’agenzia però stamane mi ha detto che con 300$ mi fa un “exit Visa”, che non so neanche cosa sia, se sia legale o meno… Mi andrebbe anche bene, anche se la cifra è enorme (il visto kazako in Italia l’ho pagato 30$…) solo che questo pomeriggio mi han detto che non possono… io ho insistito, e la possibilità si è riaperta…non ho capito se è una questione di soldi, se devono inventarsi che sono in fin di vita, non lo so. Solo che mi han detto di ripassare martedì mattina, e mi dicono se è possibile o meno. Ma martedì mattina è già troppo tardi per me, per poi uscire dal Paese entro il 6…

3) la soluzione numero tre è la più assurda, ma è quella che mi han consigliato in molti. E’ la stessa che ho usato per avere il secondo visto uzbeko: andare all’estero e farsi un altro visto di ingresso. Il problema è che “estero” significa Kyrghyzistan, e io non ho ancora capito come sia la situazione là…avrò chiesto a 50 persone come minimo, e ho 50 pareri diversi… so che Burton è passato indenne, due australiani (ve ne parlerò) l’hanno incontrato in Kazakistan, al confine con la Russia… A Zhabagly mi han detto che ci sono 6 agenzie turistiche kazake chiuse, perché è pericoloso andare in KGY(o perché semplicemente la gente non ci va?). I tour organizzati sono bloccati perchè le compagnie non assicurano in questo periodo. C’è chi mi dice che sua nonna o la mamma di sua morosa sono andate a Bishkek senza problemi pochi giorni fa, chi mi dice che invece neppure i tassisti ci vanno perchè non si fidano; davvero, ho sentito di tutto e di più. Per tagliare la testa al toro, sono andato al consolato Kyrghyzo, e ho parlato con il console in persona. Mi ha detto che la situazione è tesa ma tranquilla, non si rischiano aggressioni, a Bishkek tutto normale, la regione del sud magari un po’ più tesa ma tranquilla. Tutte le frontiere sono aperte, eccetto quella più a est con il Kazakistan, a est dell’Issik Kul Lake. Mi ha detto che con 115$ mi fa il visto per andare in KGY (il mio, oltre a esser già stato timbrato, scadrebbe martedì…). Poi lì dovrei andare all’ambasciata kazaka, per ottenere un nuovo visto kazako. Quindi mi serve la LOI (Letter Of Invitation) che l’agenzia mi ha detto che mi fa con 70$, poi dovrei pagare il visto (circa 30$) a Bishkek, poi fare la strada andata e ritorno (da qua a Bishkek sono circa 250km) e starmene da qualche parte per 5 giorni a Bishkek e aspettare il visto, magari in un posticino sicuro (e quindi costoso…). Insomma facendo due conti lo scherzetto mi verrebbe a costare non poco…e ovviamente devo andare in KGY, che è comunque qualcosa di ufficialmente “non consigliato” dall’Ambasciata Italiana (a parte che sulle ambasciate ne avrei da dire…potrei riservare un blog apposito…)

Questi sono i dilemmi che mi assillano, e a cui penserò per un paio di giorni, aiutato da altri motociclisti e da altra gente che qua ho incontrato. E’ davvero incredibile e stupefacente quanta gente incontro, e quanta gente si offre di aiutarmi!

Ora mi “trasferisco”, perchè il dormitorio universitario dove sono stato la scorsa notte è davvero un posto lurido.

Buona serata a tutti da Almaty city.

domenica 25 luglio 2010

Tashkent – Shymkent

venerdì 23 luglio – 270km (Pubblico adesso questo post che non era stato possibile postare prima)

Qui in Kazakistan non riesco a visualizzare il blog per cui non posso risponedre ai commenti... ma scriveteli comunque!

La mattina faccio fatica ad alzarmi, ero andato a letto tardi effettivamente… Faccio colazione, arriva Airat (che questa notte aveva dormito in città) e si unisce a me. Lo pago, mi dà la registrazione, da inserire nel passaporto, e un itinerario di viaggio che avrei in teoria seguito in Uzbekistan, timbrato e firmato, se per caso dovessero “rompere le scatole” in frontiera. Airat saluta: va a Fergana con il figlio, lo accompagna a giocare ad un torneo internazionale di tennis.

Parto tardi, sono le 11 ormai, saluto quasi con commozione Rasul, lo abbraccio, mi dice di scrivergli (mi aiuterà Maria a scrivergli in russo!). Faccio il pieno, anche se so che poi la benzina costerà meno di metà in Kazakistan, ma ho ancora molti Som uzbeki, e poi meglio avere sempre una buona autonomia.

La frontiera sarebbe a due passi, pochi km sopra casa di Airat, ma purtroppo è aperta solamente ai pedoni: nessun mezzo di trasporto vi può passare. Sarei quasi tentato di provare lo stesso, magari una moto…ma mi fido, e parto verso sud, direzione Chinoz. Purtroppo devo attraversare tutta la città, essendo la casa di Airat a nord, e c’è molto traffico. Usciti dalla città, c’è una bella autostrada (per i canoni uzbeki, non italiani…) che punta a Samarcanda, Bukhara, Termiz. Dopo una settantina di km c’è l’uscita per Yallamah, il posto di confine, che arriva dopo pochi km. Quì le cose si fanno lunghe: prima una lunga coda per la dichiarazione, in due copie, ma quando arrivo finalmente al poliziotto, mi dice che come conducente di un mezzo di trasporto dovevo andare in un altro ufficio…dove invece l’addetto è a pranzo… aspetto, e poi mi fanno ricompilare la dichiarazione, perché comunque l’altro poliziotto le aveva già timbrate entrambe… Non mi consegnano nulla, nessun pezzo di carta e nessun timbro, per il fatto di aver consegnato le dichiarazioni e le carte della moto… Vado quindi a far timbrare il passaporto (altra coda, ma mi fanno passare avanti…) e poi c’è l’ispezione della moto. Per fortuna non sono stati fiscali, mi hanno fatto aprire solo la borsa da serbatoio, e mi hanno chiesto cosa c’è in tutte le altre. Si son fidati, grazie ai soliti Marcello Lippi e Toto Cutugno!

Sono in terra di nessuno, dopo quasi 2 ore. Ora tocca al Kazakistan.

Vedo in frontiera, in senso opposto una serie di 7 moto, quasi tutti bmw; penso siano gli uzbeki, di ritorno dal lago Balkash, invece è un gruppo eterogeneo di: 1 australiano, 1 inglese, 1 messicano, 1 americano…partiti da Londra, con mezzo d’appoggio, arrivati qui via Russia. Faranno una scappatina a Samarcanda e Bukhara, poi riprenderanno la via russa, fino a Magadan, porto all’estremo oriente russo. E’ un viaggio organizzato, con mezzo d’appoggio. Scambio un po’ di chiacchiere, poi ci si saluta, magari ci si rivedrà più in là, chissà…

Il primo doganiere kazako fa una cappella mostruosa: mi timbra il visto kyrghyzo invece del kazako. E’ vero che i due visti sono identici, perchè fatti dalla stessa ambasciata, quello kyrghyzo ha solo un timbro in più, indicante appunto Kyrghyzstan. Oltre tutto mette il timbro proprio sull’ologramma traslucido, pertanto il timbro non è neppure leggibile, perchè l’inchiostro lì non prende… gli faccio notare la cosa, ma il tipo non capisce, ho dovuto insistere! Alla fine, dopo consulto con colleghi e attesa, mi timbra il visto kazako (gli faccio capire di non timbrarlo sull’ologramma) e sbarra il timbro sul visto kyrghyzo. Ovviamente se io dovessi entrare in Kyrghyzstan sarebbe un enorme problema, perchè col cavolo che lo riterrebbero valido un visto già timbrato…ma non mi pongo il problema, tanto non ci andrò. Ma io dico, questo è il loro lavoro, devono fare timbri sui passaporti, non possono farlo con un po’ più di professionalità? Passo poi ad un altro ufficio, dove compilo insieme all’addetto, molto gentile, la dichiarazione. Finalmente non serve dichiarare minuziosamente tutti i propri averi, come fatto finora (soldi in tutte le valute, apparecchiature elettroniche, etc.): entro i 10mila $ di beni si può omettere la dichiarazione. Bene! Chiedo se non serva una carta apposita per il mezzo di trasporto, come in tutti i Paesi finora, ma mi dicono di no. 3 ore e mezza ma ora sono salvo. Entro in Kazakistan. Cambio i restanti som uzbeki in tenge kazaki (e mi fregano col cambio) e i pochi sum tajiki (e mi strafregano, ma non ho alternative, anche insistendo…). Cambio anche 20 euro, il minimo per ogni evenienza, poi preleverò al bankomat: finalmente qui in Kazakistan ci sono i bancomat! era dalla Turchia che non ne vedevo, ed ero andato avanti a contanti! (sono infatti quasi a secco di dollari…)

Una piacevole sorpresa: il visto vale 30 giorni dall’ingresso! non era assolutamente chiaro, nè scontato: era così per il turkmenistan, e non era chiaro, avrebbe dovuto essere così per l’uzbekistan, e non lo è stato, non era così per il tajikistan (visto a date fisse) mentre qua adesso ho un mese a disposizione! i programmi dunque cambiano, i ritmi pure: dopo le corse fatte purtroppo in Iran (sarebbe stato bello visitarlo un po’ anzichè solo attraversarlo) e in Tajikistan… ho ora tutto il tempo che voglio per aspettare Ture!

Il Kazakistan ha un volto diverso dall’uzbekistan: è incredibile come a pochi km di distanza, aldilà di un cancello, il mondo cambi. Il paesaggio è più vasto e arido, la strada malmessa, anche se asfaltata. Le scritte sono diverse: l’alfabeto kazako è ancora diverso, è un casino, si avvicina al turko, molte lettere né cirilliche né latine. Di là c’erano i cartelli “chaykana” dove vendono il the, qui ci sono i cartelli “kofe” dove dei baracchini a bordo strada vendono caffè. Le macchine, completamente diverse: in uzbekistan monopolio daewoo (le auto straniere hanno altissime tasse di importazione, mentre c’è una fabbrica daewoo in o’zbekistan) mentre qua c’è un po’ di tutto. Vedo qualche cane randagio a bordo strada, e alcuni anche sulla strada, travolti dai camion…

Mi fermo a mangiare un plov nel primo paesino che incontro; non male, ma niente a che vedere con quello in centro a Tashkent. Si fermano anche i 3 norvegesi in jeep, quelli trovati in frontiera. Stanno andando al Lago d’Aral. Sono simpatici, e sanno bene l’inglese. Due di loro sono anche motociclisti, uno ha una gsx-r e l’altro una duke. Sono preoccupato perchè in frontiera non mi hanno lasciato nessun foglio specifico per la moto, quindi chiedo conferma, e anche per loro è stato lo stesso. Bene.

Proseguo per Shymkent, ma dopo un po’ vedo un cartello con scritto Tashkent 20. Ma come? se ho fatto 170km? accendo il gps, ed infatti sono a un passo da casa di Airat; cerco all’orizzonte la TV tower di Tashkent, alta 200m, che domina il panorama da ogni angolo della città, ma non la scorgo.

Proseguo, direzione nord; il sole dà fastidio, basso all’orizzonte (è una gran cosa andare a est, con il sole alle spalle la sera…). Qui il fuso è 1 ora più avanti, anche se siamo più a ovest… (mi sembra però più corretto questo) ormai è tardi quindi, sono le 20.30, ma arrivo a Shymkent, e cerco un albergo.

Chiedo in 3 posti, e scelgo il motel, il più economico, perché ho intenzione di fermarmi qua alcuni giorni, ma è in una buona posizione centrale, all’interno di un centro commerciale, e con un riparo sicuro per la moto. Faccio un affare: la camera è buona, spaziosa, pulita. I bagni in comune sono ad un passo dalla mia stanza, sono praticamente quasi a mia completa disposizione, e sono pulitissimi. Ho tv satellitare e clima in camera (alla tv satellitare fanno davvero di tutto, uno potrebbe perdersi 24h su 24 con cose sempre diverse…quasi conviene non averla, se non si riesce a “dominarla”…) Dove lo trovo un posto così per 21 euro al giorno con (abbondante) colazione inclusa??? Ora posso rilassarmi, perchè sono davvero molto stanco, la giornata di oggi mi ha provato, forse anche il cambio di ritmo dopo una settimana di stop…

Dopo la doccia cerco un posto per rifocillarmi: vado al Luna Park, abbastanza grande (c’è la nave dei pirati, affollatissima, ci sono scivoli per i bimbi e varie altre attrazioni), ma i baracchini che vendono shashlik (gli spiedini) non mi ispirano; mi dirigo quindi verso un locale, dove ordino la cena. Si avvicinano al mio tavolo dei ragazzi, molto simpatici; prima uno, poi due, tre, quattro, tra cui il proprietario del locale. Tra di loro ce n’è uno che parla inglese, lo mastica un po’ almeno; poi con gli altri usiamo reciprocamente il mio dizionario russo-italiano. Mi chiedono del mio viaggio, mi chiedono perché lo sto facendo; mi chiedono anche loro ovviamente se sono sposato, e perché no. A entrambe le domande ho difficoltà a rispondere…

Chiedo info su dei posti da visitare qua intorno, su quale sia la miglior compagnia telefonica, etc. Uno di loro, quello che sa l’inglese, fa il cantante, di professione, ci scambiamo i numeri, lo chiamerò e mi farà sentite il suo disco. Domenica andrà col suo gruppo ad iniziare a “girare” la colonna sonora di un film per bambini kazako. Il proprietario del locale mi offre una coppa di frutta e gelato. Bene! Poi però saluto, sia perché fumano da un’ora al mio tavolo, e non respiro più, sia perché sto per crollare dal sonno…

Il Kazakistan mi ha finora accolto molto positivamente.

Откуда?

Откуда?[Atkudà?] – Da dove vieni?

Rubrica sui tipici “dialoghi” in russo…

Quando la gente mi vede, mi chiedono tutti da dove vengo. Tutti. I poliziotti che mi fermano, i bambini che mi accerchiano quando mi fermo, la gente per strada, tutti. Alla risposta che sono italiano c’è sempre un’espressione felice, una sorta di ammirazione di tutti per l’Italia. Il primo commento, di quasi tutti, in fase di mondiali, è stato proprio sul calcio; in tutte le frontiere che ho oltrepassato, dall’Iran al Turkmenistan, fino all’Uzbekistan, c’erano un sorriso e un commento sulla prestazione negativa dell’Italia ai mondiali. Devo ringraziare Marcello Lippi, è stato un modo incredibile di rompere il ghiaccio, con tutti! Forse ha davvero suscitato simpatia questa prestazione quasi “ridicola” dell’italia ai mondiali…

Poi, molti iniziano a parlarmi di cantanti e attori italiani. Toto Cutugno (ho cantato “italiano vero” con un agente di frontiera Turkmeno…) e Adriano Celentano sono conosciuti da tutti. Il padrino è il film preferito di molti, me lo hanno citato in Iran come in Uzbekistan…mi sa che io non l’ho neanche visto…

Ieri Baktior mi ha citato Pupo, cantandomi “gelato al cioccolato”… e poi alla radio sono passati Toto Cutugno e Celentano…

Mi hanno detto che Gianni Morandi è venuto a fare un concerto qua a Tashkent! Poi mi hanno detto un’altra cosa incredibile: qua a Tashkent ci sono due squadre di calcio, che sono le due prime squadre della nazione. Non ricordo i nomi. La più piccola delle due ha come allenatore Scholari!!! e ci gioca Rivaldo! si può andare a salutarli volendo, mi hanno detto… ci si beve pure il the assieme… che storie…

Le conversazioni solitamente continuano chiedendomi che strada ho fatto per arrivare fino a qua, quanto tempo ci ho messo… poi mi chiedono quanti anni ho e tutti mi chiedono se sono sposato. Dico di no, e rimangono stupefatti. Mi chiedono perché, e non capiscono… E’ come se fosse impensabile per loro che uno della mia età non sia sposato…cerco di spiegargli che magari devo amare una persona per sposarla…ma non è facile spiegarlo neanche in italiano…figuriamoci in russo… incasso le prese in giro e vado avanti…

Facciamo un passo indietro: una valanga di volte mi è successo che mi chiedessero, appena mi vedono, se sono tedesco. “Aleman?”, “BMW”? Le prime domande. Come se associassero una moto ad un tedesco e ad una BMW. Incredibile. Avranno visto solo tedeschi in GS probabilmente. Allora, quando ho pazienza gli dico che è una Honda, quando non ce l’ho, come l’altro giorno in frontiera Uzbeka, gli ho indicato l’adesivo sulla fiancata…

Rubrica di approfondimento culinario: da quando sono partito dall’Italia con cobra, ci sono alcune cose che non mi hanno mai abbandonato. Prima fra tutte, l’anguria: i cocomeri, come già detto, ci sono dappertutto, a vagonate, non c’è paesino in 10mila km fatti in cui non ci fosse qualcuno che vendesse angurie. Poi, pomodori e cetrioli: sono un contorno fisso, che c’è davvero dappertutto; dove il posto mi sembra pulito, io li mangio, ed è incredibile che ormai quasi mi piacciano i cetrioli, io che non li potevo sopportare! (sono però meno forti, come gusto, di quelli tedeschi…). Quello che invece “manca” è il bere a tavola: da noi ci sono bottiglie d’acqua e di vino, sul tavolo. Loro invece, dall’Iran fino a qua, o non bevono proprio, oppure hanno il Kam Pot (bevanda alla frutta), oppure vodka (sì, anche cenando!!!) e poi, alla sera, il the, anche durante la cena. Al ristorante ovviamente mi ordino la mia bottiglia di acqua.

Ciò che mi ha stupito (anche se ormai si sa) è la capillarità della diffusione dei cellulari. E’ davvero spaventoso! Anche in zone remote, dove le case sono di fango, si vede la gente passeggiare al telefono, e si vedono pure i bambini con il telefono… E c’è campo quasi ovunque! (a parte sul Pamir). Me l’avevano detto comunque, anche gente che è stata in Africa, che è così addirittura in Kenya, tra i villaggi… Comunque costa poco telefonare: in Uzbekistan ad esempio 3 cent$ al minuto. Senza scatto alla risposta. Dovremmo chiamare un concorrente uzbeko in Italia…

Alla prossima rubrica di approfondimento culturale :)

Mercoledì e giovedì

ieri, mercoledì 21 luglio, giornata intensa: sveglia alle 7, colazione alle 7.30 con Airat, e poi partenza per la città. Voglio visitare ciò che mi manca. Inizio dal Bazar Oloy, in centro: un grande mercato, di frutta, verdura, spezie, ma anche di oggetti preziosi (una sezione ben controllata dalla polizia è un susseguirsi di negozi di gioielli). Cerco delle cartoline, e come mi era già successo un paio di anni fa in Russia, non è facile trovare cartoline di Tashkent (beh, non è facile trovarne neanche di Albignasego se è per questo…è inutile che mi meravigli…però Tashkent è la Capitale…). Ne trovo un paio di Samarcanda, e vanno bene lo stesso, poi mangio una tradizionale “comca” [somsa] (un panzerotto contenente carne, di vari tipi, o patate) cotta nel tipico forno.



Piove, cerco un internet cafè per fare l’upload delle foto, ma niente. Vado quindi alle poste centrali, bagnandomi un po’; quì trovo un paio di cartoline di Tashkent, le scrivo quindi tutte e 4 e le invio. Prendo la metro e mi avvio verso l’ufficio centrale delle telecomunicazioni, dove la guida dice che c’è un buon collegamento internet: infatti è il migliore trovato a Tashkent, connessione via cavo lan, abbastanza veloce. Due “chiacchiere” con cobra e con Claudio, ed è ora di pranzo, anzi è già tardi: arrivo al Central Asian Plov Center che sono quasi le due, il plov nei mega pentoloni sta per finire, ma per fortuna riesco ad averne un piatto, anche se con poca carne, che è finita. Ottimo (un po’ grasso…) il plov, non mi è piaciuto invece il Kam-pot, bevanda di frutta (mele e ciliegie) bollita, poi raffreddata, colore rosso, gusto simile al the alla frutta, ma più dolce, bevanda che ho trovato dal Turkmenistan in poi (a casa di Azat per la prima volta).

Vado quindi al bazar Chorsu, il più caratteristico della città, dove veramente si vende di tutto. Una “sezione” di indumenti, vestiti vari, scarpe; la parte principale sotto la grande cupola verde dove si vende frutta e verdura; tutto intorno, bancarelle e tavole calde, dove si può assaggiare di tutto.


I contadini arrivano con i propri prodotti, chi con le carote, chi le patate, chi le uova. Con i carretti o con i furgoncini. Mi colpisce la cura con cui vengono esposti i prodotti: i pomodori posizionati uno ad uno, puliti, disposti simmetricamente sul banco, alcuni fanno anche delle piccole piramidi. E così con tutta la frutta e la verdura. Quello che mi stupisce di più è che molti prodotti sono venduti sfusi: la pasta, i biscotti (banchi enormi di biscotti di vari tipi, su sacchetti esposti all’aria aperta, e venduti a peso, non confezionati! e questo avviene anche al supermercato, non solo al bazar!) e il pane. Da noi in Italia invece il pre-confezionamento sta raggiungendo livelli estremi, pensiamo all’insalata in busta…chissà dove arriveremo! Il pane è esposto dappertutto: su mensole, su carretti, su tappeti. Viene messo direttamente in borsette di plastica nera, viene toccato e ritoccato, ridisposto sempre perfettamente, ovviamente non si mettono i guanti per movimentarlo…

Il pane è uguale, dappertutto: rotondo, diametro di una ventina di cm, rigonfio nella parte anulare, schiacciato al centro. E’ davvero molto buono, morbido, gustoso. Per quanti tipi di pane ci siano da noi, almeno dove vivo io, non ce n’è di così buono. Ricorda il pane di montagna.


Vado poi al Khast Imom, centro religioso ufficiale musulmano dell’Uzbekistan, 2km a nord del bazar.

 Ci vado in taxi (poi tornerò in autobus, spendendo un decimo…). Ci sono gli uffici, c’è la moschea, con i due grandi minareti che si vedono in foto, e c’è il museo, dov’è custodito il Corano di Osman, il Corano più antico del mondo, del VII secolo, scritto su pelle animale, con il sangue. E’ un librone enorme, circa 60x60 cm, spessore minimo 20cm, le scritte (in arabo) sono enormi, 4 o 5 righe per pagina. Non si può fotografare, ovviamente. In una delle stanze a fianco della principale, sono custodite copie del Corano in tutte (molte…) lingue del mondo. Riesco a trovare anche quello tradotto in italiano. Mi faccio fare la ricevuta del biglietto di ingresso, perché qui non ci sono tariffe esposte, da nessuna parte, e mi vien sempre da pensare che mi vogliano far pagare quando invece non si paga, perché mi vedono turista, con lo zainetto in spalla…oppure che mi aumentino la tariffa ad hoc… Incontro un gruppo di italiani. Mi sembra di sentire una parola in italiano davvero da molto distante, mi avvicino, e sono italiani! Secondo gruppo che trovo nel mio viaggio, dopo quello di Khalaikhum. Sono di Piacenza e dintorni. Due chiacchiere, e ci salutiamo.

Voglio tornare all’internet point centrale, per controllare la posta (sto aspettando alcune email da agenzie kazake) ma è purtroppo già chiuso. Sono molto stanco, ho camminato molto. Entro mezz’ora in un altro internet point (quì devo usare però un pc di quelli a disposizione). Mi manca da vedere il parco Navoi, ma non ce la faccio, vado a casa di Airat, in centro. A qualcosa di deve rinunciare. Ultima corsa in metropolitana: l’ho usata molto, è davvero molto ben fruibile, si attende massimo 10 minuti, a qualsiasi ora; i treni sono puliti, anche se non nuovi, le carrozze sono molto grandi, funzionali, ci sta molta gente, ma non sono mai piene. Le stazioni sono molto belle, alcune artistiche (tipo Kosmonavtlar, dove ci sono dei “bassorilievi” di astronauti su fondo blu lucido delle pareti); peccato non si possano fare fotografie, è severamente vietato, e qua non è che si possa provare a “fare l’italiano” fotografando lo stesso, perché c’è davvero polizia ovunque, a manetta… Mi stupisce la quantità di “personale” che c’è nella metro: due donne a dare i biglietti (dei gettoni di plastica azzurri, tipo delle fiches di pessima qualità), una donna a controllare gli ingressi, una donna al piano di sotto, al termine delle scale mobili; ma cosa ci fa questa qua? blocca le scale se qualcuno si impiglia? Mi ricorda la metropolitana di san pietroburgo, come conformazione, “arredamento” degli ambienti, e le donne sopra e sotto le scale mobili, appunto…

A casa di Airat (porto un piccolo presente preso al bazar) sono come sempre molto gentili, le figlie mi mostrano i lavoretti fatti all’asilo, la moglie mi prepara qualcosa da mangiare. Airat arriva tardi, sono molto stanco, quasi mi addormento sul divano, poi andiamo alla “dacia” (la villa) e Airat mi intrattiene con un discorso molto serio, ma mi stupisce per la sua reazione esemplare, da cui abbiamo tutti da imparare: da un paio di giorni gli hanno tolto la licenza di agenzia turistica. A lui come ad un’altra ventina di piccole agenzie. Lo stato si è inventato questa cosa, non si sa ancora perché. Lui è quindi virtualmente senza lavoro, il suo lavoro, che porta avanti da vent’anni. Deve dare da mangiare a 5 figli, pagare due dipendenti, e il fratello socio. In questa situazione c’è gente che cade in depressione o si suicida. Lui invece mi ha detto che è felice, che ringrazia Dio per dargli questa nuova cosa da affrontare. Ha detto che lotterà, felice, senza paura. Mi ha chiesto di scrivere una lettera descrivendo l’ottimo servizio che mi ha offerto, e così faranno tutte le agenzie, che si uniranno e presenteranno lettere e proteste ai giornali e al ministero. Dice che ogni situazione nella vita ha delle risposte, anche se magari difficili. Che lui, finché non gli tolgono la vita, è felice. Sarebbe felice anche se lo mettessero in carcere, sarebbe una nuova esperienza anche quella. Ma badate bene, non è pazzo, è lucidissimo (anche se ha bevuto un paio di bicchierini di vodka), è ben consapevole delle sue responsabilità nei confronti dei figli. E’ solo un modo, originale forse dalle nostre parti, ma sicuramente positivo, di affrontare la vita.

Vado finalmente a letto. Distrutto.

Oggi, giovedì, mi alzo alle 9 e faccio abbondante colazione. Vado poi in giardino, scrivo una lettera, studio un po’ di russo, faccio un pisolino, prendo un po’ di sole a bordo piscina. Guardo un po’ la tv satellitare: ci sono una vagonata di canali, molti in multilingua. EuroNews è in tutte le lingue, c’è anche in italiano, ma non mi va di ascoltare in italiano: ascolto un po’ in spagnolo, un po’ in inglese. Stanno facendo un servizio sulla sicurezza attiva sulle strade, un programma tedesco. E’ incredibile: in europa muoiono ogni anno 30mila persone sulle strade. Pazzesco…

Arriva poi il fratello di Airat, Marat, con la famiglia: moglie figlia suocera e cognato. Sono gentilissimi, davvero. Si presentano, mi offrono birra e vodka (che ovviamente rifiuto…), gli mostro le foto e i video del mio viaggio. Marat si mette a cucinare, un piatto uzbeko di carne e patate.



E’ pronto che sono ormai le 16: qui si mangia senza orari, in generale si mangia quando è pronto. Mangio davvero tantissimo. E, non ci crederete, dopo un paio di ore Marat si rimette a cucinare: Shashlik, cioè spiedini. Di carne (pollo) e di verdure. Quì non hanno le griglie, per cucinare alla brace: fanno tutto su spiedini, e hanno un apposito porta spiedini con la brace sotto. Alle 20.30 quindi si mangia di nuovo, e di nuovo tutto è buonissimo, e loro incredibilmente gentili.



Se ne vanno, saluti e ringraziamenti, scambio di email e foto di gruppo.



Ora ho fatto le valigie (quasi), mi son fatto e bevuto un the (Rasul è tutta oggi che non si vede…) e ora a nanna, che domani si parte; ma prima penso che farò una sauna di addio (ne ho fatta solo una sabato scorso, non posso proprio esimermi stasera…)

Buonanotte a tutti.

mercoledì 21 luglio 2010

Lunedì e martedì

ieri, lunedì 19, sono andato in centro in “taxi”, alla mattina, con i 3 fratelli, amici dei figli di Airat; così assieme al tassista abbiamo cercato il consolato della Mongolia: non si riusciva a trovarlo, una fatica incredibile, il tassista avrà chiesto a 20 persone, anche alla polizia, che si trovava proprio a 100m dal consolato! Dovrei allungare il visto, in modo da poter entrare in Mongolia anche più in là, perché sto aspettando che mi raggiunga Ture (www.tureadventure.it) che si trova ancora a Teheran, quindi i tempi si dilaterebbero un po’, e i miei visti invece sono “corti”…

Il consolato si trova dietro a due negozi, senza il tassista non l’avrei davvero mai trovato… Mi dicono che non sono “temporaneamente” ancora pronti ad emettere visti, perché hanno aperto “solo” da un anno, forse lo saranno l’anno prossimo. Ok, alla prossima allora, si rimanda il tutto ad Almaty…

Cerco poi un telefono pubblico, per chiamare in Italia, l’assicurazione medica, perchè ho l’orecchio sinistro tappato, da ieri sera, quando mi sono immerso in piscina a “casa”. Mi chiedono un numero uzbeko per richiamarmi, che il dottore si metterà in contatto con me. Chiedo per farmi una scheda in un negozio, ma mi dicono che bisogna andare nell’ufficio centrale, in centro, appunto. Nel frattempo ne approfitto per farmi tagliare i capelli, ormai sono un po’in disordine: c’è un bel negozio, parrucchiera e barbiere, ci lavorano dei giovani. Non è un posto caratteristico, come i barbieri che c’erano a Siverek, ma almeno sono tranquillo che faranno un buon lavoro. E così è stato, e mi son pure fatto tagliare la barba, per la prima volta in vita mia. Mi dirà poi Airat, la sera, che se glielo dicevo mi portava alla scuola barbieri, dove a volte va anche lui, dove gli allievi ti tagliano i capelli gratis, perchè così intanto fanno pratica…amen, sarà per la prossima ;-)

Vado quindi poi in centro, a fare la scheda SIM uzbeka. Ci avrà messo più di un’ora l’addetta, incredibile quanta roba ha scritto al pc, o meglio, quanto tempo ci ha messo a scrivere… La scheda non costa nulla, solo i 3$ di traffico che ha dentro; avrei dovuto farla subito, le telefonate con il numero italiano costano, e pure i messaggi, e pure riceverle; meglio tardi che mai… Ora posso ricevere telefonate a 3cent$ al minuto, e mandare messaggi, anche in Italia, a 12cent$. Mando il numero a cobra, che lo dia all’assicurazione, ma non funziona ancora bene, non riescono a contattarmi, non è ancora attivo al 100% forse, anche se le chiamate “interne” mi funzionano… Vado a mangiare di nuovo al Central Pastry, il locale con wi-fi gratuito, dov’ero stato l’altro giorno, ma internet è lentissimo, non si riesce a fare quasi nulla; per chiamare l’assicurazione approfitto ancora di Oltinboy, lo chiamo e vado nel suo ufficio. Con skype chiamo l’assicurazione, e ci mettiamo d’accordo di aspettare 24h e stare a vedere l’evolversi della cosa; ne approfitto poi per chiamare casa e per mandare “due” email. Mi vado poi a mangiare una fetta di dolce (ho scoperto di esser proprio goloso di dolci: quando ho i morsi della fame, non c’è dolce che tenga: prediligo il salato. Ma quando ho un “certo languorino”, non riesco proprio a fare a meno di qualcosa di dolce…).

Mi faccio poi una bella passeggiata, attraverso il centro, la piazza centrale, vado al supermarket a prendere due cose, entro in una pasticceria e prendo dei dolci (dei baklava turchi) e li porto in dono alla famiglia di Airat, dove mi reco, per poi tornare a Dendra Park con lui.

La moglie di Airat mi prepara gentilissimamente qualcosa da mangiare, e poi abbiamo un’interessante chiacchierata (in inglese), principalmente sulla religione: lei si è “convertita” dodici anni fa dall’islamismo al cristianesimo, in particolare è battezzata a Geova. Le figlie di Airat mi fanno come sempre le feste. Torniamo poi alla villa, e io sono davvero morto di sonno.

Oggi, martedì 20 luglio, mi sono svegliato tardi, e dopo colazione sono anche tornato a letto… poi mi sono dato alle grandi pulizie: ho finalmente pulito la catena, come mai avevo pulito catena in vita mia. Con miscela di benzina e olio motore, corona catena pignone, copricatena e copripignone, tirato tutto a lucido come nuovo. Ho asciugato un po’ e messo poi il grasso. Trasmissione “nuova”. Anche se qualche maglia non dico sia grippata, ma è un po’ “rigida”…

Ho poi lavato (a mano) il completo da moto: era davvero lurido, dopo 10mila km, un mese di strada… Ho lavato anche le borse, e i guanti. Rasul (io mi ero inventato chissà quale combinazione di lettere, lui mi ha scritto il suo nome così…) mi ha fatto il bucato, ha messo in lavatrice quasi tutta la mia roba. Bene!

Poi mi sono intrattenuto un po’ con Rasul, abbiamo in qualche modo chiacchierato, gli ho fatto vedere un po’ di foto del viaggio, è stato molto contento della Polaroid che gli ho regalato (foto di noi due insieme) e abbiamo bevuto il the. Lui torna a casa dalla sua famiglia 1 volta l’anno, il suo paese dista da qua 1200km. Vede quindi i suoi figli verso novembre, per circa 15 giorni, poi torna qua a lavorare per Airat. E’ venuto a Tashkent 10 anni fa per cercare lavoro, e ha conosciuto Airat quasi per caso, per strada, e da allora lo aiuta come maggiordomo, ospita i turisti clienti dell’agenzia di Airat, e fa anche da “tassista” sempre per i clienti di Airat. E’ un buon uomo, manda 100$ al mese a casa, a suo figlio 13enne, poi ha 3 figlie, di 18, 24 e 26 anni. Ovvio che è sbiancato quando gli ho detto che in qualche albergo ho speso 50$ al giorno, e non gli ho detto che dovrò dare ad Airat 30$ al giorno… Ha delle magliette addosso che sono talmente vecchie che hanno i buchi, dappertutto. A casa mia, quelle magliette sarebbero diventate stracci 10 anni prima, e da me non si spreca nulla. Vorrei quasi quasi regalargli una delle mie magliette, ma non so decidermi quale…vedremo…

Niente sauna, è spenta, spero di farla domani sera. Ora quindi nanna. Domani andrò a Tashkent, poi vedremo, se partire giovedì o venerdì…

Ah, ho provato svariate volte a chiamare Peter, il tipo di cui mi avevano dato il numero al Bikers’Club, per l’olio, ma niente, non squilla… ci rinuncio, cambierò l’olio ad Almaty.

Mi ero preso indietro con un po’ di foto, ora vediamo piano piano di ritornare in pari… iniziamo con questo album:

http://www.facebook.com/album.php?aid=70718&id=1348501144&l=acb6632984

lunedì 19 luglio 2010

Воскресенье (domenica)

Oggi mi sono alzato tardi, erano quasi le 10: anche se il sonno è tormentato e discontinuo (causa forse il caldo, o la stanchezza ancora da smaltire…) sono rimasto a letto un po’ di più, perché ieri sera poi si è fatto tardi (le 2…) e perché tanto oggi è domenica.

Ieri sera poi è continuata così: Baktior ha voluto giocare a “Nardin” (Backgammon) e l’ho battuto. Bella forza direte…era imbriago spolpo… Poi abbiamo fatto: 10 minuti di sauna, tuffo in piscina, 5 minuti di sauna e rituffo in piscina. E poi nanna.

Stamattina, dopo colazione, ho preso la moto e sono andato al distributore sulla strada principale, a pochi km da qui, perché oggi devo pulire la catena. O meglio: dovevo…

Dopo essermi assicurato che Rhassoul (precedentemente avevo sbagliato a scriverne il nome…) ha un pennello da prestarmi, vado alla ricerca di mezzo litro di diesel per pulire, appunto, la catena. E vengo a scoprire che di diesel, a Tashkent, non ce n’è… Primo distributore, secondo, terzo, quarto…niente, solo benzina. 80, 91 e 95 ottani, ma niente diesel. Cercano di spiegarmi perché, ma non lo capisco bene… Tra un distributore e l’altro mi fermo ad un mercato, che dalla strada non sembra molto grande, ma che una volta entrati si rivela immenso: una valanga di bancarelle una vicina all’altra senza soluzione di continuità, tutte di vestiti, scarpe, indumenti in genere. Ogni tanto una bancarella che vende qualcosa da mangiare, tipo chiosco, ma nessun “minimarket”, che io cercavo per prendermi due cose come “snack” da portare a “casa”. Mi prendo quindi mezzo litro di the freddo, che poi tanto freddo non è, ma meglio così. Il the freddo qua ha una specie di “consistenza” gasata, anche se non è gasato, come se avesse dentro un po’ di “frizzina”, non so se mi spiego…

Al distributore più vicino a casa di Airat ne approfitto per dare una sciacquata alla moto: me la lavano con la lancia, non benissimo, ma è sufficiente (così tolgo quello sporco che non erano riusciti a togliere con lo straccetto i ragazzi del ristorante dell’Hotel Expo…). Due minuti, ok, ma mi chiedono comunque una miseria: 1000 som (mezzo euro). Vedo nel frattempo che il distributore è dotato di gommista con officina abbastanza pulita e con macchinari moderni. Faccio allora un pensiero, e prendo su due piedi la decisione di cambiare le gomme: sono qui preoccupato dell’usura delle T63, che dopo neanche mille km su asfalto sono visibilmente usurate, e mi aspettano alcune migliaia di km in Kazakistan, che suppongo che, per quanto rovinato, siano su asfalto. Queste offroad le tengo allora per la mongolia, da qualche parte le ricambierò, e rimetto su le stradali intermedie. Ora non ho le gomme con me, chiedo quindi quando riaprono (mi dicono alle 2) e torno a casa.

Mi faccio un tuffo in piscina mentre aspetto le 2, e quando sto per ripartire arriva la famiglia di Airat: 3 delle 4 figlie, e il figlio, con amici al seguito, e iniziano a catapultarsi in piscina. Mi incitano con gran gioia a fare il bagno con loro, non posso rifiutare. Sono davvero simpaticissimi. I maschi fanno di quei tuffi con rincorsa che mi fanno venire i brividi, perché se dovessero per caso scivolare sulle piastrelle bagnate potrebbero battere la testa o i denti sul bordo piscina…non ci voglio pensare… ma se ripesco nei ricordi li facevo anch’io tuffi simili, da dodicenne…in vacanza all’Isola Verde…

Saluto tutti e vado per cambiare le gomme, dicendo che sarei tornato dopo un paio d’ore. E’ chiuso. Ma telefonano al ragazzo che fa il gommista, che è a casa che sta dormendo, e che arriva dopo non molto. Mi dicono che è domenica, ma io dico loro che lo so, e che gliel’avevo giustappunto chiesto, alla mattina, se era aperto al pomeriggio, e a che ora…

Smonto prima l’anteriore, e devo quì aprire una parentesi per dire quanto schifo fa il cavalletto centrale che ho montato…è scomodo e difficile da azionare, e non tiene su in equilibrio la moto! Quando la moto è sul cavalletto centrale, dopo un secondo scivola giù in avanti, e se non sei accorto cade per terra! mi stava per succedere, più di qualche volta; ormai lo so, ed è una tragedia, perchè il centrale serve, per ingrassare la catena ogni sera, e ora per cambiare le gomme. Devo quindi puntellare l’anteriore, velocemente, molto velocemente, una volta messa la moto sul centrale. Ho veramente solo un secondo di tempo. Ma ora che devo cambiare l’anteriore, bisogna fare altrimenti, e per fortuna che qua dal gommista hanno un crick idraulico, con cui puntello il sottocoppa (molto meglio che col secchio usato a Tavildara…)

Il ragazzo, che avrà vent’anni, secondo me non ha mai cambiato la gomma di una moto, o almeno di sicuro non di una moto “occidentale”… lui stesso non accenna neanche a usare la macchina stallona gomme, quindi tiro fuori le leve… smontiamo piano piano le gomme e le rimontiamo, prima l’anteriore e poi il posteriore. A lavoro completato se ne sono andate due ore… mi chiede 2000 som. Gliene do 5000 (3$) perchè per quanto poco mi è stato d’aiuto…e si è sporcato le mani in una maniera indegna (io avevo i guanti…)

Vado quindi a mangiarmi un meritato dolce nel posto indicatomi da Oltinboy (con cui mi ero lamentato che qua in Uzbekistan non hanno dolci… lui mi ha risposto che conosce delle pasticcerie turche, e io gli ho detto che, appunto, sono turche…) Volevo andare poi a scroccare di nuovo il wi-fi all’Hotel Uzbekistan, ma dato che qua nel locale hanno il wi-fi, decido di comprarne mezz’ora, per evitare di fare il pezzente… Mi danno invece il codice gratuitamente, non ho capito bene perchè: se è che per chi consuma il wi-fi è gratuito, oppure perchè la moto ha fatto colpo…che ne so…

Chiamo casa, ma i miei sono a vedere mio fratello al 52 ore non stop. Mando un po’ di messaggi, invio qualche email, e pubblico un paio di post che avevo scritto nei giorni scorsi.

Vado quindi a vedere di preciso dov’è il bikers club, dove dovrei andare stasera… Torno a casa, ma mi fermo prima a prendere un dolce, per i ragazzi a casa. Prendo una crostata, quello che ho trovato.

Faccio un paio di tuffi in piscina con i ragazzi, ne sono contenti, poi mangio qualcosa, che mi ha preparato Rhassoul; sono ormai le 20. Le figlie di Airat insistono perchè io torni in piscina anche dopo cena, ma con lo stomaco pieno non ne ho proprio voglia. Le deludo, ma amen. Loro fanno la spola tra sauna e piscina, avanti e indietro, fino alle 10 di sera.

A questo punto, anche se non ne avrei minimamente voglia, devo andare al bikers club. Devo chiedere dove poter trovare dell’olio per moto. Oggi l’ho chiesto in 4 posti, ma hanno solo quello per auto, che di certo non metto sulla moto. Piuttosto aspetto, forse in Kazakhstan c’è qualche moto in più… Chiedo info ad Airat, che mi dice che l’ingresso alle moto in città è vietato (ma io ci sono entrato mercoledì, e anche giovedì, e anche oggi!!!) ma che posso provare ad andarci lo stesso. Se mi fermano mi consiglia di fare il melodramma, o di dare un po’ di soldi agli agenti…non mi pare una buona soluzione. Mi faccio chiamare un taxi da Rhassoul, ma il taxista (suo amico) non può…perchè è ubriaco… Rhassoul mi accompagna allora in macchina alla strada principale, un paio di km dalla casa di Airat, e mi ferma un “taxi”… praticamente mette fuori il braccio e dopo una decina di minuti una macchina si ferma… una macchina comune, qui fanno tutti da taxi! dice Rhassoul che principalmente lo fanno le Matiz, e infatti questa è una Matiz. Rhassoul mi contratta per 4000 som, e dà le indicazioni per il bikers club al tassista.

Una volta arrivati, mi felicito con me stesso della decisione presa di non venire in moto: di moto non ce ne sono. E neppure di bikers! Il posto, da fuori, è completamente buio, sembra assolutamente chiuso, invece c’è uno spiraglio di luce che esce dalla fessura della porta, e dentro ci sono un po’ di ragazzi che ballano, altri che bevono ai tavoli. Chiedo alle bariste se sanno indicarmi qualche motociclista, la prima non sa, o non capisce, la seconda mi indica il tavolo in fondo. Che cos’ho da perdere? Vado e chiedo. Uno dei due ha la moto. Quello che non parla inglese… In qualche modo mi dicono che i motociclisti di Tashkent sono tutti in Kazakistan ora, ad un “mega party” al lago Balkhash, a 1000km da qua; sono partiti mercoledì, e torneranno probabilmente mercoledì prossimo. Che culo!… Mi dicono che qui in Uzbekistan non è facile trovare olio per moto, che il loro presidente non ama le moto…ma mi danno comunque il numero di uno che me lo può procurare. Mi assicuro che parli inglese (lo chiamerò domani), li ringrazio e mi congedo. Non ho più niente da fare qua, ormai…

Fuori dal pub, in strada, alzo il braccio e si ferma subito un ragazzo, in una Matiz bianca… Gli dico che devo andare a Dendra Park (il villaggio di Airat), e mi fa capire che è distante. Mi chiede quanto gli voglio dare, gli dico 4000, e dice di no, che è troppo poco. Gli faccio capire che all’andata questa è la cifra che ho dato, ma non ci sente. Gli chiedo quanto vuole e lui continua a dire a me di proporre una cifra. Alzo a 5000, lui ne vuole 8000, alla fine concordo per 7000. Ci vogliono una decina di minuti buoni ad arrivare a casa di Airat, e il tipo passa con i rossi e corre… saranno almeno 10km, direi… Si lamenta che non ha fatto un buon affare, ma io gli do 7000; insiste per lasciarmi il numero, così lo posso richiamare se ho bisogno, nei prossimi giorni.

Mi faccio lasciare all’imbocco della stradina di Airat, sono solo 100m dal cancello della casa. Nel tratto precedente, salendo la collina, c’erano un sacco di cani per strada. Anche solo questi 100m mi mettono il panico: ho la pila, ma è buio totale. Per un attimo ho il terrore di aver lasciato il cellulare in macchina, poi lo trovo, chiamo subito Rhassoul, che mi apra il cancello, che sono qua. I cani abbaiano, forte. Se Rhassoul non apre sono fottuto. Arriva quasi subito, per fortuna. Lo ringrazio, calorosamente.

I ragazzi mi avevano prestato una scheda uzbeka, perchè il roaming non mi funziona (neanche da Tajikistan e Turkmenistan…) e il *123* funziona quando vuole, è poco affidabile… La scheda uzbeka imballa letteralmente il mio nuovo nokia (1120 forse, non mi ricordo neanche il modello) quindi la devo mettere sul fido noki8, che la regge, pur rallentato. Avevo appunto memorizzato il numero di Rhassoul, per farmi aprire una volta di ritorno, e per ogni evenienza… Avevo comunque portato con me anche il satellitare, non si sa mai…

Ora vado a letto. Alla fine non ho pulito la catena, come volevasi dimostrare…

domenica 18 luglio 2010

Relax @ Tashkent

17/07/2010

Oggi me ne sono rimasto qua a casa di Airat, ho dormito un po’ di più, ho fatto colazione, preparatami gentilmente dal maggiordomo, Rasshoum.

Rasshoum ha 50 anni, sono 10 anni che lavora qua a casa di Airat. Si occupa della proprietà, tiene in ordine la casa, le galline, il giardino, la piscina, fa da mangiare, si occupa dei cani, etc. Ha 4 figlie, e 6 nipoti, che vivono nella sua città natale, Mangit, nell’Uzbekistan dell’ovest. Comunico con lui a parole singole, usando il vocabolario di russo. Non gli son riuscito ancora a chiedere ogni quanto tempo vede la sua famiglia… Ci sono 3 cani: un “pastore europeo” e un “central asian shipper”, ma a me sembrano un incrocio tra un alano e un leone…sono enormi, e grossi… sembrano però mansueti, non mi hanno ancora attaccato, solo litri di sbava… Il problema è che il bianco, il pastore centro asiatico, che Airat possiede da anni, ha attaccato la settimana scorsa il nero, King, che invece ha dallo scorso autunno, non ho capito se per giocare, o se per il cibo… e gli ha massacrato una gamba, quindi ora Airat è costretto a fargli due iniezioni di antibiotico e due medicazioni al giorno… Ah, dimenticavo, c’è anche il piccoletto, che ho visto di sfuggita. E un gatto. Che pare abbastanza malridotto…poveretto…chissà quante ne passa con sti cani!

Oggi ho fatto due vasche in piscina (lunga 10m, quindi non mi son molto sprecato…) ho ripassato un po’ di russo (mi sarò portato dietro il libro per 10.000km per qualcosa…) ho preso mezz’oretta il sole a bordo piscina. Poi nel pomeriggio sono arrivati due amici di Airat, hanno fatto due tuffi in piscina, e si son messi a cucinare il piatto tipico uzbeko, “dimliamà”. Ci tengono a dire che non usano né olio né acqua, solo verdure e carne, e cottura lenta. Intanto il livello della bottiglia di vodka scende… Sono simpatici, si mettono a giocare a Backgammon (con delle regole leggermente diverse da quelle a cui sono abituato) e poi mi fanno fare una partita; lo chiamano “nardin” in russo e “sheshmesh” in arabo. La cena è pronta, si mangia tutti assieme sullo stesso piatto, al centro del tavolo, come ho visto che sono soliti fare qua in Uzbekistan. Si beve vodka (loro), io voda (vadà-acqua). Mi fa sorridere che ci sia solo una lettera che contraddistingue queste due bevande… Ben presto Baktior diventa alticcio, non si regge sulla sedia, prova ad alzarsi ma cade. La scena si ripete, chiede il mio aiuto e quello degli altri, ma continua a bere… Suda, secondo me si vede che sta male, eppure mi dicono che è normale quando è ubriaco, non è normale quando non lo è… Gli continuano a cadere i pantaloni, che gli sono larghi, e se la fa pure addosso; io non ho mai capito perché un uomo si debba ridurre così, ma qua mi fermo, perché non voglio criticare, succede a migliaia (o milioni?…) di ragazzi ogni fine settimana anche in Italia… e poi forse, non partecipando alle brindate di gruppo, mi perdo anch’io qualcosa delle tradizioni delle varie parti del mondo…

Avevo detto a Shaxboz, il ragazzo di ieri, il teenager che studia alla Scuola Internazionale di Tashkent, che saremmo andati assieme all’AquaPark, domani (domenica), ma mi sa che non ci andrò (ora gli scrivo un messaggio), perchè sarebbe una stancata, invece domani è (già!!) il mio ultimo giorno relax, perchè poi lunedì dovrò andare all’ambasciata mongola, e poi dovrò cercare un posto per il cambio olio… mi hanno detto che c’è un bikers club qui a Tashkent, dove mi converrebbe andare per chiedere consigli, magari ci andrò domani sera…      

Ieri sera poi, a casa degli amici di Airat, sono stato l’ospite d’onore: loro simpaticissimi, il padrone di casa (Ilia) sa benissimo l’inglese, è un ragazzo, avrà 35 anni, è sposato con una ragazza rumena, Francesca, che lo sa ancora meglio. Hanno una bellissima bimba. Mi hanno chiesto se ho informato l’ambasciata che sono a Tashkent. Ho detto di no. Loro sono amici dell’ambasciatore italiano (che però è in fase di passaggio di consegne…), mi ha detto Ilia che ci gioca a calcio assieme ogni venerdì. Insomma, c’era un proiettore che mi aspettava, ho collegato il laptop di cobra e ho mostrato le foto e i video del mio viaggio ai presenti. Ilia traduceva dall’inglese al russo ai bambini, curiosissimi di vedere le foto, ma che dopo un po’ si sono addormentati sulle panchine. La conversazione poi è continuata con Mark e Francesca. Le scuole private sono vietate qui, ma loro insegnano in inglese nel loro giardino ai loro figli, a quelli dei vicini e degli amici (anche alle figlie di Airat). Sono proprio delle brave persone, mi ha fatto piacere passare la serata con loro. Ci scambiamo gli indirizzi email, e torno a casa con Airat. Sono cotto.